0commenti | condividi | 16 Gen 2012 |
Due anni di prigionia e poi sciolto nell’acido
condannati all’ergastolo i boss
Dopo quattro ore di camera di consiglio è stata emessa pochi istanti fa, nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli di Palermo, la sentenza in merito al sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito di mafia Santino Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido nel 1996 dopo 779 giorni di prigionia.
Sono stati condannati all’ergastolo il boss latitante Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, Francesco Giuliano, Salvatore Benigno e Luigi Giacalone.
0commenti | condividi | 15 Gen 2012 |
Attentato in pieno centro a Palermo
esplodono due bombe davanti palazzina
Due bombe artigianali sono esplose venerdì notte a Palermo in via Domenico Scimà, tra il Borgo Vecchio e la via Amari.
L’attentato è avvenuto all’altezza del numero civico 71, una palazzina sequestrata alla mafia. Uno dei due ordigni e’ stato piazzato davanti allo stabile, dove abita anche un pregiudicato, l’altro sul tetto di un SUV che è andato interamente distrutto insieme ad altre quattro vetture
Solo per un caso l’esplosione non ha causato vittime
0commenti | condividi | 13 Gen 2012 |
Il castelvetranese Tony Accardo
tra i boss più potenti di Cosa Nostra USA
Antonino Accardo, nasce nel quartiere siciliano di Chicago. I suoi genitori sono Francesco Accardo, un calzolaio, e Maria Tilotta, due giovani sposi emigrati nel 1905 da Castelvetrano.
A 14 anni Accardo viene espulso dalla scuola. Presto entra a far parte di una banda di adolescenti del quartiere, chiamata circus cafe gang. Il suo primo arresto avvenne all’età di 16 anni.
Accardo diventa presto uno degli uomini di fiducia di Capone nel contrabbando di alcol fungendo da suo guardaspalle.
0commenti | condividi | 11 Gen 2012 |
Rostagno: il teste “pentito“ non si presente
si scopre che è morto nel 2008
Fu nei primi anni 90 tra i primi pentiti della mafia trapanese dopo decenni passati tra omertà e silenzi. Doveva deporre da testimone nel processo per il delitto di Mauro Rostagno, ma al momento di chiamarlo sul pretorio, udienza di oggi, 11 gennaio 2012, si è scoperto che lui è morto in solitudine e abbandonato da tutti addirittura nel 2008, nella sua città, Campobello di Mazara, provincia di Trapani, nel territorio della Valle del Belìce.
0commenti | condividi | 11 Gen 2012 |
Continua il processo “Golem” a Marsala
tra i teste anche il consigliere Calamia
A Marsala riprende il processo «Matteo Messina Denaro + 13», scaturito dall’operazione «Golem 2» del 15 marzo 2010. Nell’ultima udienza è stato l’architetto Pasquale Calamia, capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Castelvetrano, ad essere ascoltato come teste.
A fine novembre 2008, a Calamia fu incendiata la villa di famiglia costruita nella frazione balneare di Triscina. Una punizione subìta per aver espresso, durante una seduta aperta del Consiglio, l’auspicio che Messina Denaro fosse arrestato.
0commenti | condividi | 10 Gen 2012 |
Cuffaro dopo un anno di carcere per mafia
“Sono andato a sbattere contro la mafia..”
“Sono andato a sbattere contro la mafia e sto pagando per questo”. L’amarezza di Salvatore Cuffaro in carcere e’ mitigata dal grande affetto di cui e’ circondato: in meno di un anno nella sua cella sono arrivate oltre seimila lettere di solidarietà, ha risposto gia’ a tremila e risponderà a tutti nelle prossime settimane.
In una lunga intervista pubblicata oggi su Asud’Europa, il settimanale del Centro Pio la Torre, l’ex senatore dagli oltre due milioni di voti che sta scontando una dura condanna per mafia racconta la sua vita nel carcere di Rebibbia
0commenti | condividi | 10 Gen 2012 |
LA BEFFA: pagheremo tutti noi
l’avvocato del boss Vincenzo Virga
Oggi risulta nullatenente e imputato per il delitto di Mauro Rostagno, accusato di essere il mandante, ha chiesto di usufruire del gratuito patrocinio, insomma deve essere lo Stato a pagargli i difensori.
il boss condannato già a una serie di ergastoli in via definitiva, detenuto a Parma, sottoposto al 41 bis segue le udienze in video conferenza, sempre seduto su una sedia vicino alle cabine da dove può colloquiare riservatamente con il suo avvocato a Trapani
0commenti | condividi | 9 Gen 2012 |
Giovanni Ingrasciotta in tribunale:
“Non sono mai stato il cognato di Messina Denaro”
“Il processo di oggi è andato bene. Il Consigliere Bonello ha chiarito ulteriormente l’episodio che ci riguardava. Non che si sentisse minacciato per un nostro precedente colloquio. Ho precisato ulteriormente che il capitano Pizziconi ha detto una cosa falsa, in merito ai sedili della mia Bmw ed al sospetto che io potessi avere che ci fosse installata una microspia.
Qualcuno aveva spostato quei sedili e non c’era bisogno dell’inserimento della chiave per azionarli e io ho denunciato questo. Ho infinite chiarito il fatto che non sono il cognato di Matteo Messina Denaro, ma di Giuseppe Panicola e l’ho chiarito anche facendo riferimento ad una mia vecchia dichiarazione”. Infine, a domanda diretta: “Non sono mai stato in possesso di nessuna copertina di qualsiasi giornale che mostrava la foto di Matteo Messina Denaro”.
0commenti | condividi | 6 Gen 2012 |
Maxisequestro a prestanome di Messina Denaro
un tesoro di circa 550 milioni di euro
Il tribunale di Agrigento ha ordinato la confisca di beni, per un valore di oltre 500 milioni di euro, apparteneneti ai fratelli Rosario Cascio, 77 anni, e Vitino, 69 anni. I fratelli originari di Santa Margerita Belice (Ag) da decenni hanno le loro attivita’ nel trapanese.
Rosario, indicato come uno dei prestanome del boss Matteo Messina Denaro, era stato arrestato col fratello nel luglio 2008 per mafia, nell’operazione “scacco matto”
I beni erano stati sequestrati nel ’93, dissequestrati nel 2001 e nuovamente sequestrati nel 2009 e nel 2010 con un provvedimento «fotocopia»
0commenti | condividi | 23 Dic 2011 |
“Campus Belli”: stabilivano anche il prezzo dell’olio
Non c’erano solo gli appalti pubblici negli affari della cosca di Campobello di Mazara, falciata venerdì scorso con l’emissione di 11 ordini di arresto, tra cui quello al sindaco della stessa città, Ciro Caravà. I mafiosi, da tempo, avevano sotto controllo il mercato dell’olio. Il prezzo lo facevano loro, e nessuno poteva fargli concorrenza. si parlò anche di fare entrare nella società Giuseppe Grigoli
0commenti | condividi | 19 Dic 2011 |
Caravà si sfoga dal carcere
“Ho sempre combattuto i boss. Sono vittima di un complotto dei mafiosi contro di me, per vendicarsi di tutto quello che ho fatto contro la mafia durante la mia amministrazione”.
In realtà le indagini raccontano ben altro, perché se in pubblico Caravà era un tenace oppositore della mafia, in privato aveva più volte dato appalti ad imprese segnalate dagli amici, ed era così intimo il legame con la famiglia del mafioso Spezia, da addirittura pagare le spese di viaggio..