Sociale

Migranti. Solidarietà dopo l’incendio alla baraccopoli

Già a poche ore dopo l’incendio che ha parzialmente distrutto l’accampamento spontaneo di migranti in contrada Erbe Bianche a Campobello di Mazara, è iniziata la gara di solidarietà per aiutare i migranti – una decina in tutto – rimasti senza vestiti, senza documenti, senza scarpe. Già martedì pomeriggio al campo hanno incontrato i migranti i componenti de «L’esercito della salvezza» di Castelvetrano, guidati dal pastore della chiesa valdese Luca Longo.

I volontari hanno portato scarpe, vestiti, coperte e kit per l’igiene. «Seguiamo il campo di contrada Erbe Bianche dal dicembre 2016» ha detto Longo a capo della comunità che mette insieme trenta persone. Oggi pomeriggio a quello che rimane dell’accampamento arriveranno anche i volontari di «Medici senza frontiere» che hanno preannunciato la consegna di kit per l’igiene e coperte per il freddo. La situazione al campo è di generale sconforto. I migranti rimasti senza un tetto stanno trovando ospitalità negli alloggi di fortuna degli altri connazionali. «Il principio di solidarietà tra di loro è molto spiccato» spiega Melchiorre Romano, volontario di Libera che, insieme a Patrizia Luppino, sono stati i primi ad arrivare dopo che le fiamme avevano avvolto parte delle capanne di legno, plastica e cartone. Tra la cenere c’è chi cerca ancora di trovare qualcosa.

Lamine ha 21 anni e viene dal Senegal: «Dentro il mio alloggio, costruito settimana dopo settimana, custodivo tutto, ora non ho più niente: né vestiti, né scarpe, né documenti e pure gli unici soldi che avevo sono andati bruciati. Vede, sono rimasto con questo che indosso e con questo libretto (postale, ndr)». La sorte di Lamine, arrivato da Lecce a Campobello di Mazara per la prima volta quest’anno, è quella di tanti altri al campo. Giovani rimasti in quest’accampamento spontaneo oltre il tempo della campagna di raccolta olive perché ancora stanno continuando a lavorare nei poderi agricoli. Sono gli ultimi rimasti in questo campo ricreatosi nel settembre scorso e giunto a ospitare sino a 1.000 persone, in tende da campeggio e di fortuna. «Sono circa 70 quelli che stanno ancora qui – spiega Salvatore Inguì, coordinatore provinciale di Libera – ma una ventina andranno via». Il resto, con molta probabilità, vorrà rimanere tutto l’inverno a Campobello di Mazara: «Hanno il lavoro e ci hanno chiesto di voler trovar casa in affitto – dice ancora Inguì – ecco perché lanciamo l’appello affinché qualcuno possa farsi avanti nell’offrire case in affitto qui in paese». A spasso tra quel che rimane nel campo è come camminare in un campo da guerra. Rifiuti ovunque, sporcizia, resti di capanne abbandonate e un’ampia zona che ora è da bonificare. Toccherà solo al Comune l’impegno per ripulire?

La questione migranti di Campobello di Mazara dal gennaio scorso è finita al centro del tavolo tecnico coordinato dalla Prefettura. L’unica soluzione, dopo numerose riunioni con più enti coinvolti, è stata la riapertura a norma del campo nell’ex oleificio «Fontane d’oro» soltanto per 255 posti. I cancelli, però, sono stati aperti in ritardo, quando già l’accampamento dell’ex baraccopoli era nato da settimane. I migranti, per tutta risposta, decisero di non entrarvi. Ora per quelli rimasti in contrada Erbe Bianche si prospetta il trasferimento dentro l’ex oleificio, all’interno di tende dove sistemare letti a castello. È una soluzione al vaglio dell’Amministrazione comunale che, su sollecitazione di «Contadinazioni», dovrebbe anche trattare della cosiddetta residenza virtuale per i senza fissa dimora: «Questa – spiega Martina Lo Cascio – consentirebbe con facilità ai migranti di poter accedere ad alcuni servizi».

di Max Firreri
per Giornale di Sicilia

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