Il sottoscritto Ninni Vaccara, nella qualità di Consigliere Comunale, in riferimento alla Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo che ha stabilito che l’esposizione del crocifisso in classe costituisce: “Una violazione al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione”.
Convinto che suddetta sentenza turba, inquieta e disturba la nostra coscienza di cittadini Europei e che la “laicità” dello Stato non può contrastare con le nostre coscienze che rivendicano il “diritto alla Croce”, simbolo dell’uomo-Dio in cui credono milioni di persone in tutto il mondo.
Premesso che:
* Tutti sappiamo che il Cristianesimo non è più la religione ufficiale dello Stato, ma è la religione attraverso la quale la Nazione Italiana ha costruito la sua identità e alla quale continua ad ispirarsi.
* Che il Crocifisso oltre che simbolo di fede è un simbolo di pace, di fratellanza, di amore, di tolleranza e più in generale di tutti quei valori positivi che hanno reso il rispetto della vita umana e dell’individuo il fulcro della vita civile e della storia occidentale.
* Tutto ciò è confermato da sempre dalla Cassazione e dal Consiglio di Stato che hanno riconosciuto al Crocifisso, “Valori civilmente rilevanti, che ispirano il nostro ordine Costituzionale”
Considerando che un popolo non può definirsi tale se non difende la propria religione, la propria storia e le proprie tradizioni e che è un dovere delle Istituzioni difendere i valori fondamentali della Cultura del proprio popolo e che quindi l’esposizione del Crocifisso negli edifici pubblici è testimonianza di fede, ma anche importante simbolo della tradizione Umanistica della nostra cultura e dei valori sui quali questa si fonda.
IMPEGNA
L’Amministrazione Comunale a farsi carico dell’acquisto di Crocifissi da esporre all’interno di tutti gli uffici e in particolare di quelli della nuova sede di via Delle Rose e in tutte le sedi istituzionali del Comune di Castelvetrano.
Ad intervenire nelle scuole di concerto con i Presidi ed i Dirigenti Scolastici, per rimettere al loro posto i Crocifissi che eventualmente fossero stati rimossi ed a inserire all’interno delle aule scolastiche ulteriori simboli che identifichino l’appartenenza alla nostra comunità in particolare la bandiera Italiana o se fosse possibile lo Stemma del Comune.
Invito il Presidente del Consiglio a predisporre una nota di protesta da votare in aula come ordine del giorno e da inviare successivamente alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ,in difesa del Crocifisso e di tutto quello che rappresenta per ognuno di NOI.
Cordiali Saluti
Castelvetrano 24/11/2009
AUTORE. Ninni Vaccara
Secondo me il Crocifisso e meglio lasciarlo in Chiesa,e`l`unico posto piu adatto.
Scuole e uffici devono avere altri compiti e rimanere neutrali.La fede ognuno se la porta dentro e non sara` certo levando il crocifisso dalle scuole che sparira`tutto.
Consigliere Vaccara,con tutto il rispetto che le porto,ìnvece dei Crocifissi ,che sono solo cose senza vita e che stanno li ma non vengono mai notati( a scuola), non sarebbe stato meglio spendere questi soldi per le mense o per aiutare una famiglia in difficolta`…sarebbe stato un bel regalo di Natale( e lei un buon cristiano da cui prendere esempio) e anche senza il Crocifisso a scuola avrebbe ricevuto tante preghiere di ringraziamento con l`augurio di campare cento anni.
Ciao Ninni….auguri
Carissima Anna Francesca , da noi in televisione spesso passa uno spot , che recita ” toglietemi tutto , ma non il mio breil ” e qui per mè è la stessa cosa il crocefisso non si tocca e lo ho anche spiegato nella mozione il perchè , e queste sono le mie convinzioni , che spero di condividere con l’intero Consiglio Comunale di Castelvetrano e con tutta la cittadinanza o almeno con coloro che ci credono.
La religione è stata per migliaia di anni il centro del confronto e dello scontro tra gli uomini di tutto il mondo e di ogni epoca , quindi entrare in discussione su tale argomento sicuramente , sortirà delle divisioni e dei punti di vista differenti .
Io sono sempre per il confronto con tutti e con chiunque e sarei disposto anche a morire per difendere i miei ideali , la mia famiglia , e la mia LIBERTA’, per me bene supremo.
Non mi sento un buon cristiano per voler difendere un principio e un simbolo in cui credo, ma sono sicuro che non lo sarei stato davvero se fossi rimasto a guardare con indifferenza rimanendo neutrale ( purtroppo non sono svizzero ma siciliano ) ad una sentenza che mi offende e mi indigna .
I soldi non fanno la felicità di nessuno , mentre un simbolo religioso rimosso e sdradicato dalla sua cultura , rattrista colui che crede più della fame o dell’augurio di campare 100anni .
Ciao ed auguri anche a te.
La recente polemica sul Crocifisso nelle scuole e la lodevole iniziativa del consigliere Vaccara mi offrono l‘occasione per una riflessione sui simboli e sulla necessità che un popolo ha di riconoscersi in essi, senza per questo non coltivare i valori dell’accoglienza, della solidarietà e del dialogo. Ma intanto bisogna aver coscienza di quello che si è, dell’eredità di cui si è depositari, dei valori nei quali ci si riconosce.
Ora, piaccia o non piaccia, l’Europa è stato il centro di irradiazione dell’umanesimo cristiano, cioè della più alta forma di civiltà che la storia abbia mai conosciuto, tanto che – come opportunamente ha ricordato il Presidente della Repubblica – persino il laico Benedetto Croce ha scritto che non possiamo non dirci cristiani.
E infatti, non c’è integrale e perfetto umanesimo senza cristianesimo; di ciò la storia ha dato ampie, inconfutabili e decisive prove.
Il compito dell’Europa – è ciò dovrebbero ricordarlo i giudici di Strasburgo – è oggi quello di costruire, sulle sue inconfutabili radici giudaico-cristiane, la stessa persona umana. La crisi del mondo contemporaneo, lo scriveva tanti anni fa Giovanni Albanese, non è crisi di mezzi, ma è crisi dell’uomo. La nostra società non soffre tanto per mancanza di beni, quanto per mancanza di bene: non fa difetto la ricchezza materiale (anzi ne disponiamo a iosa), ma c’è bisogno di giustizia e di equa distribuzione di essa.
Non ha senso rinnovare i mezzi, modificare sistemi e tecnologie, se non si cambia l’uomo nella sua mente e nel suo cuore.
Da secoli, l’Europa possiede il plasma che può rinnovare le membra atrofizzate di questa umanità in crisi. Si tratta di quel fattore cristiano che può rinnovare gli individui e le collettività, perché in quel messaggio è insito un fermento che penetra nella trama di tutti i tessuti sociali, economici, tecnici, politici e li orienta non a danno e pressione, bensì a servizio e vantaggio della persona umana. Sulla fede comune l’Europa costruì la sua unità, sulla fede comune potrà ricostruirla, come soltanto sulla fede comune potrà ritrovare se stessa e riscoprire la sua grande missione.
Ecco perché è giusto che il Crocifisso resti al suo posto.
il crocefisso deve rimanere là dove si trova, nelle scuole, negli uffici e tutti i posti dove noi lo abbiamo visto e onorato. E’ il nostro simbolo, è la nostra fede che noi professiamo.
Rispettiamo i popoli che qui vivono, questo è simbolo ancora dà piu’ forza alla convivenza e difendiamolo..oggi piu’ che mai..difendiamolo anche per chi qui vive e ha altro credo…è il simbolo dell’amore
Io non capisco questo accanimento difensivista per un simbolo che, ai tempi della scuola, non si accorgeva nessuno dell’esistenza. Non sono nemmeno contrario, resto indiffrente. Mi fanno, però, sorridere alcuni personaggi che difendono a strada tratta. Ricordo il buon cristiano La Russa: “Possono morire, la croce non la toglieremo”…ecco appunto, possono morire… o tutte quelle brave persone, perbene e buoni cristiani che minacciano la famiglia che è ricorsa alla Corte di Strasburgo, o la celtica e razzista Lega, che a furia di ciucciare alla mammella romana ha ritrovato la via della conversione, in nome della lotta allo straniero. Giusto per prendere in giro i loro votanti con il falso mito padano.
Sull’argomento mi piace ricordare un articolo di Rosario Amico Roxas, che di seguito vi riporto, sperando che prima di pensare alla croce di Cristo, si pensi ai “poveri cristi”.
Immigrati, disoccupati, emarginati e gli ultimi di questa cattiva e poco cristiana civiltà.
In loro è Cristo, che viene crocifisso tutti i giorni.
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Si sta facendo un gran discutere sulla presenza del crocifisso nelle scuole; per assurdo i più ardenti sostenitori forniscono una interpretazione del crocifisso che non rispecchia l’iconografia che ci si aspetta da un valore fondamentale della fede. L’accanimento difensivo sconvolge l’itinerario spirituale e trasforma quel simbolo della fede in un oggetto che ha segnato “una tradizione”.
I paladini volontari, schierati con questo Vaticano, ripropongono ossessivamente l’idea di un Crocifisso come motivo dominante di una tradizione, e non si rendono conto di svilire i principi portanti della Fede.
Elemento di una tradizione come l’antica “saga del pesce azzurro” che si pratica nel periodo estivo per attirare turisti; come la “saga del fungo porcino” della Sila; come il Palio di Siena; come la regata storica di Venezia o come il più noto carnevale.
Tradizione che si vorrebbe far risalire e decorrere da quel fatidico giorno nel quale Gesù venne sacrificato, ma così non è.
I primi cristiani non avrebbero mai esaltato la croce, perché punizione per gli schiavi e i servi; ne utilizzarono il simbolo solo intorno al VI secolo, ma senza l’immagine di Cristo; chi avrebbe osato crocifiggere Gesù una seconda volta ? Intorno all’anno 1.000 cominciano a comparire affreschi che descrivono una croce, con accanto un agnello sacrificale; più avanti di qualche decennio comparirà l’immagine di Gesù, ma non inchiodato nella croce, bensì accanto alla croce, in abiti splendenti, ma non ancora raffiguranti la Resurrezione, vero simbolo del cristianesimo: l’immagine di un vittorioso che aveva sconfitto la morte.
Due sono i momenti salienti del mistero cristiano: la croce che si assimila all’ultima cena e la Resurrezione che si assimila all’Eucarestia in quella medesima cena che diventerà la prima cena del popolo cristiano.
Fu l’ultima cena ebraica di Gesù e, con l’Eucarestia, la prima cena cristiana.
“Fate questo in memoria di me!” fu l’invito rivolto a tutte le genti.
Ma la croce presto acquistò un significato mutevole e, spesso, contraddittorio.
Il monachesimo esaltò la croce penitente, mentre il Vaticano ne fece il simbolo bellicoso delle crociate, quindi il braccio armato della Fede che in nome di Cristo accendeva i roghi dell’Inquisizione.
La persecuzione degli ebrei fu una costante drammatica, che avrà il suo epigono nella “soluzione finale di Hitler”. Gli ebrei vennero indicati come deicidi e come tali puniti.
Ma un malcelato pudore impediva di ricordare che Gesù era ebreo. I pittori asserviti al potere vaticano dipingevano i loro crocifissi con un pudico drappo sui fianchi; volevano rispettare l’immagine di Gesù e risparmiare l’onta dell’ultima umiliazione, o volevano nascondere quel segno della circoncisione che ricordava al mondo l’origine ebraica di Gesù ?
Non c’è risposta plausibile, c’è la certezza storica che la croce divenne simbolo di una vendetta postuma che un ebreo avrebbe consumato contro il suo popolo.
Ci vorrà Giovanni XXIII per dirimere una plurisecolare controversia e cancellare quella condanna al popolo ebraico.
Oggi la medesima croce viene presentata ed esaltata come il fondamento delle radici cristiane, ma limitatamente all’Europa, come se il diritto di amare e credere in Cristo fosse un monopolio di questo occidente, che, pure, si è servito della croce per le più inimmaginabili crudeltà.
In quella croce c’è un uomo, un ebreo, figlio di Dio, che ha voluto, per sua scelta patire i più drammatici momenti che uomo possa subire, ma per esaltarsi nella Resurrezione, esaltando l’uomo e nell’uomo tutti gli uomini, chiamati dall’insegnamento di Cristo
Ora è diventato un suppellettile da scrivere nell’elenco delle dotazioni di un’aula, oppure un elemento antropologico distintivo di una razza, mortificando e rinnegando lo spirito stesso del sacrificio di Cristo, che nell’ultimo anelito di vita perdonò i suoi carnefici “perché non sanno quello che fanno”.
Perfettamente d`accordo con Annibale,cosa ci ha regalato la croce?Nei tempi passati crociate,inquisizioni,martirii,morte.E adesso?A parole tutti cristiani ma nei fatti…voglio solo pensare al Vaticano e al nostro amatissimo Papa….che predica bene e razzola male!
`Lasciamo il Crocifisso a scuola? Si per imparare a contare
1-2-3-4-5-6-7 e un altro bambino nel mondo e` morto di fame