C’è chi li avvelena coi pesticidi, chi li uccide con polpette farcite di vetro triturato, chi li fa sparire senza che se ne sappia più nulla. In passato qualcuno si è addirittura divertito a ferirli con l’acido. Difficile tenere il conto delle decine di cani che smettono di vivere tra atroci sofferenze.
Qualche giorno fa è stata la volta di “Bobbetto”, un meticcio bianco in un quartiere di periferia, centrato in pieno da una fucilata. Ha perso sangue per cinquanta metri, prima di accasciarsi sull’asfalto. Ma a provocare la morte degli amici a quattro zampe non sono soltanto criminali senza nome.
Negli ultimi due mesi, sono morti 30 cuccioli. Niente veleno o fucilate, è bastato soltanto che l’Azienda Sanitaria Provinciale non fornisse gli adeguati farmaci.
Mentre gli animalisti della Laica chiedevano insistentemente i vaccini contro la gastroenterite, i cuccioli si ammalavano. Molto complicato curarli in canile, viste anche le carenze della struttura comunale, senza spazi adeguati per l’isolamento dei cani malati. Una situazione che ha costretto i volontari ad utilizzare ogni spazio, anche se improprio, oltre a rivolgersi ai medici veterinari convenzionati con l’associazione per tentare di salvarli, ovviamente a proprie spese.
Come a proprie spese sono anche i numerosi interventi chirurgici che derivano dalle aggressioni dei cani cosiddetti caratteriali nei confronti degli altri, a causa della mancanza di adeguate strutture di contenimento e di buchi nelle reti, riparati alla meno peggio e con i tempi tipici della “macchina amministrativa”.
Solo che, tra attese e burocrazia, può succedere di tutto.
Per esempio, scoprire nel peggiore dei modi che l’impianto elettrico del canile non è a norma, attraverso i guaiti contemporanei di decine di cani, mentre gli operatori prendono la scossa toccando i box.
C’è inoltre l’abbandono dei cuccioli. La gente li lascia davanti al canile, altri li lanciano oltre i cancelli. Ma ci sono le telecamere di sicurezza nei pressi dell’entrata, messe lì apposta per evitare questi abusi, registrando ogni cosa.
E quante denunce ci sono state grazie a questa alta tecnologia? Zero. Il motivo? Pare che le telecamere riprendano tutto con un’attenzione massima, ma nei confronti della privacy: non si riesce infatti nemmeno a distinguere i numeri di targa della macchine.
Certo, più volte il sindaco Pompeo ha tenuto a precisare che il canile della città non è un ricovero ma un rifugio sanitario, dove i cani vengono curati, microchippati, sterilizzati e rimessi nel territorio. Questo, in teoria. In pratica, almeno recentemente, i cuccioli sono stati uccisi dalla gastroenterite a causa delle inefficienze dell’Asp, in una struttura comunale le cui carenze sono sotto agli occhi di tutti ormai da troppo tempo.
Egidio Morici
per L’isola del 25/02/2012
SCHIFO SCHIFO SCHIFO.Niente altro da aggiungere!
e io che ho portato un cucciolo al canile… per toglierlo dalla strada dal freddo e dalla fame ( anche se io gli ho dato da mangiare), si era stabilito davanti casa mia. voleva solo amore e una casa… era dolce … l’ ho chiamato Piccolo… forse Piccolo adesso non c’e più…
vi starete chiedendo perche non l’ho preso con me…
non potevo… non voglio giustificarmi…
io ho un cane… e non le faccio mancare nulla…
un cane è come un figlio.
Da qualche giorno i vaccini sono arrivati. La quarantena è stata sciolta. Occorre ancora adeguare la struttura, impegno e burocrazia permettendo.
Pablo Neruda
Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare
e i suoi occhi
sono due richieste umide, due fiamme
liquide che interrogano
e io non rispondo,
non rispondo perche’
non so, non posso dir nulla.
In campo aperto andiamo
uomo e cane.
Brillano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
a una a una,
sorgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
su alberi rotondi
come la notte, e verdi,
e noi, uomo e cane, andiamo
a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,
nella campagna cilena,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma,
insegue le api,
salta l’acqua trepida,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso,
a me, come un regalo.
È la sua freschezza affettuosa,
la comunicazione del suo affetto,
e proprio li’ mi chiese
con i suoi due occhi,
perche’ e’ giorno, perche’ verra’ la notte,
perche’ la primavera
non porto’ nella sua canestra
nulla
per i cani randagi,
tranne inutili fiori,
fiori, fiori e fiori.
E cosi’ m’interroga
il cane.
Schifo schifo e sempre schifo…
Non so come riesca a sopravvivere anche chi li ama e si impegna per difenderli ed aiutarli da quelle parti…
Sono sdegnata e sempre incredula di fronte all’emergenza e non comprendo quella terrible inefficenza che non affronta adeguatamente il problema del randagismo e di ciò che sta a monte!