Perchè, allora, non divenne psicoanalista? Non lo sappiamo. Forse per ragioni economiche e familiari, forse per altri motivi. Mi pare di ricordare che, proprio in quei primi anni universitari, egli abbia perso il padre. Ma, “ letterariamente “, ma non troppo, diciamo “ empaticamente “, spero, voglio pensare ad un’altra ragione che lo abbia spinto a non avventurarsi nella professione dell’analista. Voglio sperare, insomma, che Nicola, con il suo carattere fondamentalmente semplice, profondamente modesto, poco narcisista, seppure ipercritico e vivace intellettualmente, ma capace di un forte “ adattamento sociale ed umano”, abbia ritenuto di poter praticare, a fin di bene, la conoscenza di sé e degli altri, scegliendo una professione meno intellettualistica ( almeno nell’immaginario collettivo ), meno “ narcisistica “ ed “ egolatrica “, rispetto a quella dello psicoanalista, cioè quella del “ medico di famiglia “ che, se ben praticata, con umiltà e onestà, gli avrebbe permesso ugualmente, ma in modo più immediato, e più semplicemente connaturato al suo carattere non egocentrico, appunto, di stabilire con gli altri, in particolare con i suoi pazienti, una proficua relazione affettiva.
Addio, carissimo amico e fratello Nicola Di Maio.

La tua scomparsa ha lasciato in me un tremendo ed incolmabile vuoto interiore, come una profonda “ diminuzione “ della parte più buona e più bella della mia vita, la medesima diminuzione prodottami, quasi un anno fa, dalla morte di un altro carissimo amico e fratello, Giuseppe Basile, anch’egli di Castelvetrano, dotato, al pari di te, seppur in forme e caratteristiche diverse, sostanzialmente, degli stessi tuoi rari pregi, intelligenza, onestà intellettuale, cultura, modestia, umanità, generosità, “ attiva “ solidarietà umana. Entrambi siete stati, infatti, i miei migliori “ compagni di vita “.

Crema, 30 Novembre 2014.
Giovanni Falcetta

AUTORE.