Cosa è stata la ricostruzione nella Valle del Belìce? Quale ruolo ha avuto l’arte in questa opera di rinascita? Da questi interrogativi è nato il webinar dedicato alla cultura antismica che l’Ordine degli ingegneri della provincia di Trapani e la sua Fondazione, hanno organizzato coinvolgendo studiosi, amministratori e studenti. L’attenzione è stata puntata sull’aspetto culturale della ricostruzione, sull’operazione “Gibellina” e su cosa è stato realizzato in questi decenni del post-terremoto. Tutto è servito? Sono stati fatti errori? Che valore ha la memoria?
«In questo momento di pandemia dove mai come oggi ci sono opportunità notevoli per mettere in sicurezza i nostri immobili, abbiamo voluto promuovere la cultura antisismica organizzando un ciclo di webinar, che partono dal fare memoria del danno del sisma», ha detto il Presidente dell’Ordine, Giovanni Indelicato. «Abbiamo voluto commemorare il 53° anniversario del terremoto del Belice, proprio per conservare la memoria di un evento che ci appartiene e che non possiamo cancellare, presupposto imprescindibile per definire la nostra identità di persone e di comunità. È solo l’inizio di un percorso a cui teniamo moltissimo. La cultura è onnicomprensiva, è anima del tutto», ha aggiunto Sergio Carta alla guida della Fondazione dell’Ordine.
Al webinar, voluto da Giusy Anna Giacalone, responsabile scientifica degli incontri e moderato dal nostro direttore Max Firreri, hanno preso parte, tra gli altri, il coordinatore dei sindaci del Belìce, Nicola Catania, Laura Bergonzi, dirigente dell’Ufficio XI Ambito Territoriale di Trapani, Vito Bonanno, sindaco per dieci anni (2000-2010) di Gibellina, Teresa Cannarozzo, ex docente presso la facoltà di Architettura, Massimo Bray, già Ministero per i beni culturali, Massimo Mariani, consigliere dell’Ordine nazionale degli ingegneri, Margherita La Rocca, sindaco di Montevago.
«La gestione del terremoto è culturale oltre che politica», ha detto Bray. Mariani ha evidenziato il concetto di «etica della scienza», mettendo in risalto l’importanza di conoscere il «danno del sisma, perché è dalla sua conoscenza che nasce la nuova progettazione, la progettazione del consolidamento strutturale degli edifici danneggiati o del loro rinforzo».
Il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca, ha raccontato l’esperienza del museo en plein air, diventato ponte fra la vecchia e la nuova Montevago, «con l’obiettivo – ha detto La Rocca – di dare anima a quelle pietre, farle arrivare al cuore di ognuno, trasmettere ai giovani la memoria attraverso il bello».