Dapprima la notizia dell’ok da Roma per l’approvazione della nuova Rete sanitaria regionale, l’amarezza di qualche ex onorevole («lacrime di coccodrillo» ha detto il sindaco Nicola Catania) e poi la smentita del Ministro Giulia Grillo sul proprio profilo Facebook. In questo rimballo di notizie prime annunciate e poi smentite, quale sarà davvero il destino dell’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Castelvetrano? Il sindaco di Partanna Nicola Catania ieri sera ha telefonato all’assessore regionale alla salute Ruggero Razza e puntualizza: «Va chiarito, a scanso di equivoci, che nella misura in cui il Piano sarà approvato l’eventuale declassamento non sarebbe immediato ma arriverebbe dopo diciotto mesi dall’approvazione del Piano regionale, in considerazione dell’aggiustamento del cronoprogramma contenuto nel Piano regionale stesso».

I sindaci sono stati già a Roma lo scorso novembre, in un incontro al Ministero della Salute. In quell’occasione c’era lo stesso Nicola Catania, il collega di Campobello di Mazara Giuseppe Castiglione, di Poggioreale Girolamo Cangelosi, di Salaparuta Michele Saitta, di Gibellina Salvatore Sutera e di Santa Ninfa Giuseppe Lombardino, oltre che il viceprefetto Salvatore Caccamo in qualità di Commissario straordinario di Castelvetrano. I sindaci hanno evidenziato come il nosocomio debba essere trattato e valutato in maniera difforme rispetto ai requisiti del Decreto Balduzzi.

La speranza affinché l’ospedale di Castelvetrano possa rimanere nel suo attuale assetto è quella di poter applicare una “deroga speciale” al Piano, «questo – spiega il sindaco Catania – in considerazione della fondamentale importanza dell’ospedale per tutto il comprensorio del Belìce. Per far questo noi sindaci dovremo esporre le giuste motivazioni supportate da elementi oggettivi». Insomma il fatto che il territorio del Belìce è una zona ad alto rischio sismico potrebbe essere la “giusta causa” per salvare l’ospedale di Castelvetrano.

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