“A Roma il PD ha recitato la parte peggiore” – l’outing di Baldo Gucciardi, capogruppo PD all’ARS

Tristezza, rammarico, rabbia, delusione. Ma anche voglia di uscire dall’angolo, di ritrovarsi, costi quel che costi.

Baldo Gucciardi, presidente del gruppo parlamentare del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana, è l’icona di questi umori prevalenti nel parterre democratico. “Sono preoccupato, molto preoccupato”, confessa, “la fine del Pd costituirebbe un rischio per la stessa democrazia in Italia”.

I democratici hanno una duplice responsabilità, come Pd e come partito che ha adottato il metodo democratico. E’ questo che vuole dirci?

E’ così, non siamo una formazione leaderista, come Scelta Civica, Italia dei Valori, Popolo della Libertà o Movimento 5 Stelle. Noi siamo diversi. Il nostro fallimento sarebbe il fallimento del metodo democratico. E non possiamo permettercelo. Abbiamo riserve di dignità e risorse umane sufficienti per reagire e riprendere il percorso

Il day after è duro da digerire, ma siete davvero sorpresi di ciò che è accaduto a Roma? Non è che avreste dovuto aspettarvelo?

I gruppi parlamentari democratici sono nuovi per due terzi, avrebbero dovuto regalarci il cambiamento. Ed hanno dimostrato, invece, che non è certo una questione anagrafica la strada del rinnovamento, almeno non è solo questa

E’ vero, avete adottato il metodo democratico, ma non l’avete mai rispettato. In Sicilia non si è mai capito niente…

E’ una verità sacrosanta, non esiste democrazia se non vengono rispettate le regole: non vengono riconosciuti i dirigenti dopo averli eletti, non vengono osservate le scelte adottate. Le maggioranze non hanno alcuna agibilità. Assistiamo alla delegittamazione costante dell’avversario, di chi ha idee diverse, di coloro cui viene delegata la gestione del partito. E’ questo il tema di fondo da affrontare. Richiede una svolta profonda, culturale e politica. Dobbiamo interrogarci senza fare sconti

Ciò che è avvenuto in questi giorni a Roma, è che la prova che il partito non è mai nato…

Le intenzioni di coloro che l’hanno fatto nascere sono chiare: un partito che non fosse la riproposizione delle vecchie culture contrapposte, democristiane comunista. Una formazione politica riformista moderna ed originale, che guadagnasse una identità proprio grazie a questa diversità. Non registro un fallimento, tuttavia, ma una battuta d’arresto, seria e preoccupante, questo sì..

Che cosa farete ora? La ripartenza è complicata, ma non c’è alternativa.

Convocare subito i congressi, dare vita ad un profondo rinnovamento. Nel metodo, non solo negli uomini. Sono pronto a qualunque sacrificio, a qualunque rinuncia. Siamo nati come soggetto politico nuovo di zecca. Ed è questo che dobbiamo essere. Occorre elaborare una politica, un pensiero lungo, non possiamo navigare a vista, in modo estemporaneo, facendoci guidare dall’istinto. Un battito di ciglia, un tweet

Progetto apprezzabile, ma ci sono le condizioni perché le ruggini vengano eliminate e le delegittimazioni reciproche superate?

A Roma il Pd ha recitato la parte peggiore: ciò che non si deve fare nelle istituzioni ed in politica è stato fatto, facendo prevalere umori, emozioni, rinunciando a riflettere, dimenticando l’interesse generale. Abbiamo consapevolezza di tutto questo, e grazie a questa consapevolezza possiamo intraprendere il percorso giusto. Non si tratta di aggiustamenti, si tratta direalizzare il partito che abbiamo scelto di costruire. Insieme.

autore. essepi
per siciliainformazioni.com

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