Cronaca

Partannese ridotto in stato di schiavitù, dopo 80 anni Germania condannata

Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Giorgia Cotroneo, ha condannato la Repubblica Federale di Germania, “quale governo successore del Terzo Reich”, a risarcire con quasi 80 mila euro gli eredi di Pietro Buscetta, riconosciuto vittima di deportazione, prigionia di guerra e riduzione in schiavitù. L’uomo, originario di Partanna, morto nel 1992, prese parte al Secondo conflitto mondiale come allievo finanziere di terra. Nel 1943 aveva fatto parte del XIV Battaglione Mobilitato e dopo l’8 settembre Buscetta avrebbe dovuto fare ritorno a casa. Ma fu catturato e deportato in un campo di detenzione in Germania, dove rimase per due anni, fino al primo ottobre del 1945. Nella sua permanenza all’interno del campo fu costretto a lavori usuranti, privato delle scarpe e sottoposto a condizioni igieniche pessime. Insomma ridotto a stato di schiavitù.

Per queste condizioni subite dal padre, i quattro figli del Buscetta hanno presentato un atto di citazione. Il Tribunale ha considerato il trattamento subito da Buscetta come «crimine di guerra e contro l’umanità, lesivo dei diritti inviolabili della persona». In ordine al procedimento, l’Ambasciata tedesca in Italia aveva invocato l’immunità giurisdizionale in quanto stato estero. Ma il giudice, facendo anche ricorso ad alcune sentenze precedenti della stessa Cassazione, non ha accolto l’eccezione. Il giudice ha respinto la richiesta di risarcimento del danno patrimoniale (invocato dai figli di Buscetta per la mancata percezione di retribuzione a fronte del lavoro prestato durante il periodo di deportazione), mentre ha accolto la richiesta del danno non patrimoniale, quello scaturito dalle sofferenze fisiche e psichiche subite dal soldato durante la prigionia per la ingiusta privazione della libertà personale. Risarcimento quantificato in 40 mila euro più la stessa somma per gli interessi maturati nel corso degli anni.

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Redazione