Mario Lo Valvo è docente di Tutela e gestione della fauna presso il Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche dell’Università di Palermo.
Professore, in questi ultimi giorni a Castelvetrano si sta registrando un numero elevato di pecore uccise da cani. Perché succede?
«Alcune razze di cani sono selezionate per aggredire. Nello specifico caso, visto tra l’altro che il branco non è stato ancora individuato, non conosciamo di che tipo di cani si tratta. Questi attacchi succedono per una difesa territoriale: i cani fanno branco, si spostano e hanno solo l’istinto di aggredire, non quello di sfamarsi».
C’è un legame tra questi fatti e le rigide temperature di questi giorni?
«No, assolutamente».

Il docente Mario Lo Valvo.
Potrebbe anche trattarsi di un singolo cane piuttosto che un branco?
«Si, potrebbe attaccare anche un singolo cane ma, di solito, è un’azione di gruppo, perché tra di loro sono meglio coordinati e trovano stimoli fra di loro».
Per difendere i propri greggi, i pastori si sono organizzati in vere ronde notturne. Secondo lei è un buon metodo?
«Nell’immediato si, anche se bisogna stare molto attenti. Evidentemente i pastori che si ritrovano le loro pecore uccise, sono abbastanza arrabbiati e vanno capiti. Ma se nella notte si avvicina un branco di cani al proprio gregge bisogna fare attenzione a uscire dalla macchina per allontanarli. Non è escluso che, forti del gruppo, possano attaccare anche l’uomo. Nella maggior parte dei casi, però, il branco, alla vista dell’uomo, si allontana».
Quali rimedi allora?
«La giusta via è mettere in campo un piano del Comune per controllare il randagismo, adottando la sterilizzazione laddove necessario. Altri metodi sono illegali, compreso quelle di somministrare polpette avvelenate che possono uccidere anche altre specie faunistiche, come volpi e altri animali».
AUTORE. Max Firreri