[di Max Firreri] Il sindaco Enzo Alfano pare sia rimasto sorpreso dal fatto che il suo avviso pubblico per trovarsi un portavoce gratuito abbia suscitato reazioni da più parti. Ieri l’Assostampa (il sindacato dei giornalisti) e stamattina anche il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia lo hanno invitato a ritirare il bando. Il primo cittadino, proprio stamattina, ha scritto una nota, naturalmente difendendo la propria posizione, e ribadendo che chi l’accusa non tiene conto di alcune considerazioni meritevoli di attenzione. Quali? «Il diritto di una comunità a essere costantemente e correttamente informata in ordine alle attività del Sindaco e dell’Amministrazione tutta; il diritto/dovere dell’Amministrazione di operare una comunicazione nella forma più semplice e chiara e quindi professionale, per arrivare a tutti i concittadini e non solo. E quest’ultimo punto certamente non viene assolto né dall’Albo Pretorio né da Amministrazione trasparente perché non è facilmente alla portata di tutti».
E poi ancora il sindaco: «Il Comune di Castelvetrano è in dissesto finanziario e la normativa che ne disciplina le attività non consente di riconoscere indennità economiche per esperti, consulenti e portavoce. Tutte figure indispensabili per un buon funzionamento comunale, attualmente ricoperte da professionisti, intellettuali, che prestano la loro pregevole opera gratuitamente». Sin qui il primo cittadino. Ma il ragionamento non convince. Perché non è scritto da nessuna parte che la funzione di portavoce e Ufficio stampa non rientrino tra le funzioni fondamentali dei Comuni da assicurare anche da parte degli enti in dissesto. È proprio il contrario, perché la legge 150 del 2000 e la direttiva del Dipartimento della Funzione pubblica del 2001 inquadrano la comunicazione pubblica tra le funzioni che il Comune deve assicurare in un’ottica di trasparenza dell’azione amministrativa e ne disciplinano gli strumenti, tra cui rientra il portavoce. Ciò significa che il sindaco, se lo vuole, seppur col Comune in dissesto, può programmare e promuovere un bando per portavoce o addetto stampa con copertura finanziaria. È una questione di scelta politica.
Tornando alla nota del sindaco, Alfano chiarisce che «quando l’Amministrazione ne ha fatto richiesta tramite avviso pubblico, come nel caso di consulente per la comunicazione e promozione turistica, le domande pervenute sono state superiori alle esigenze manifestate nell’avviso pubblico. È, quindi, evidente il bisogno di fare un’esperienza e un arricchimento professionale che per un periodo possa prevederne la gratuità». Sempre il sindaco da una risposta a quale potrebbe essere l’interesse a fare il suo portavoce e della Giunta in maniera gratuita: «Sicuramente quello di entrare in un’arena tra le più insidiose e stimolanti della Sicilia Occidentale, all’interno di una Città ricca di intellettuali, studiosi, politici, commentatori e cittadini attivi. Una città attenta alla vita politica e con la voglia di riscatto. Chi ha la consapevolezza degli ambiti in cui dovrà operare, seppur per un limitato periodo gratuitamente, e tuttavia ne farà formale richiesta, dimostrerà immediatamente di avere carattere e le doti necessarie per un futuro professionale gratificante anche dal punto di vista economico. Nella buona sintesi, scommetterà su sé stesso».
La risposta che il primo cittadino da colpisce, perché sembra dipingere l’Amministrazione di Castelvetrano come una corte rinascimentale nella quale gli artisti lavoravano gratis per la gloria. Sembra proprio la parabola di Jacobo Robusti, noto come il Tintoretto. La Scuola Grande di San Rocco aveva lanciato un concorso per scegliere sulla base di disegni preparatori l’artista che avrebbe dipinto il San Rocco in Gloria. Il Tintoretto, consapevole di doversi scontrare con artisti del calibro di Tiziano per ottenere l’incarico, si presentò direttamente col quadro dipinto anziché col bozzetto e si disse disposto a donarlo, senza compenso. Ottenne così l’incarico e poi, una volta dentro, si accordò per la decorazione dell’intera Scuola, per soli 100 ducati all’anno; questi erano appena sufficienti per il rimborso dei costi di produzione dei magnifici dipinti che ancora oggi gli danno fama e gloria. Ma eravamo a Venezia nel ‘500 e non a Castelvetrano nel 2022. Non si vedono in giro né Dogi né Tintoretti.