Simulavano incidenti stradali lungo l’autostrada A29, poi chiedevano agli automobilisti, ai quali facevano credere di essere in torto, di liquidare il danno, peraltro da loro mai subito, in contanti, così da evitare che l’assicurazione potesse lievitare.
Erano anche disponibili ad effettuare uno sconto se chi avevano di fronte non aveva i cento euro richiesti, purchè potessero incassare il denaro, ma individuati dagli agenti del Comando provinciale della Polizia Stradale, al termine di una lunga e certosina indagine, sono stati denunciati. La segnalazione alla Procura della Repubblica di Trapani è scattata per due catanesi: un 30enne, R. V. e una 25enne, R. M.
Erano alcuni mesi che la cosiddetta «banda dello specchietto» agiva lungo tutto l’asse dell’A29 preferendo per i finti incidenti le zone meno frequentate. Ed erano settimane che i poliziotti della Polstrada del Comando provinciale, coordinati dal vicequestore aggiunto Nicolò D’Angelo, e i loro colleghi del distaccamento di castelvetrano, guidati dall’ispettore capo Giuseppe Piazza, avevano pianificato e attuavano una strategia investigativa volta a porre fine alle gesta del gruppo, uno dei cui componenti è ancora in fase di identificazione.
Gli agenti hanno accertato che i malviventi erano soliti prendere di mira soprattutto automobilisti che viaggiavano da soli e che preferibilmente erano donne oppure anziani. Il modus operandi era sempre lo stesso. I due catanesi sorpassavano con la loro auto quella della vittima e vi si collocavano davanti riducendo poi la velocità in modo da farsi a loro volta superare.
Nella fase del sorpasso uno dei complici lanciava un oggetto contro la fiancata della vettura che volevano fermare, senza che questo provocasse, però, danni ingenti, ma soltanto un forte rumore all’interno dell’abitacolo tale da attirare l’attenzione delle vittime, che venivano invitate a fermarsi alla prima piazzola di sosta disponibile o anche nella corsia di emergenza, in modo da verificare ciò che aveva provocato l’incidente fantasma.
Uno dei componenti della banda a quel punto distraeva la vittima contestando il danno subìto, mentre l’altro, generalmente la donna, forse con una gomma nera, rigava la fiancata dell’auto per dimostrare ai malcapitati automobilisti che l’urto aveva provocato la rottura dello specchietto retrovisore. Da lì, di fronte al danno irrisorio, la proposta di una conciliazione amichevole con il pagamento di cento euro in contanti a titolo di risarcimento. A chi non si ritrovava quella somma in tasca i malviventi erano «disponibili» ad effettuare uno sconto, il tutto per evitare di coinvolgere le compagnie di assicurazione.
E’ stato inoltre accertato che per le trasferte i componenti della «banda dello specchietto», presente anche in altre parti d’Italia e di cui si è occupata pure la trasmissione televisiva «Striscia la notizia», utilizzavano due diverse automobili, in modo da potere risultare meno identificabili. Tuttavia gli espedienti utilizzati non sono stati loro utili e in due sono stati già identificati e denunciati per truffa aggravata.
Margherita Leggio
per La Sicilia