[di Enzo Sciabica] Tra il 28 il 29/6/2018, i Giornali hanno pubblicato la notizia che al Parco archeologico Selinunte – Cave di Cusa si sarebbe tenuto l’”International Symposium” di botanica che avrebbe trattato anche della “copertura vegetazionale” del Parco. Evento di straordinaria importanza che ha lasciato però di stucco, tutti gli studiosi, tutti gli appassionati della materia del trapanese.
Nessuno di loro, a quanto sembra, è stato invitato al congresso e la notizia è stata data, appunto, il giorno prima della conclusione della tre giorni. Morale della favola, chi il 30/6 ha inteso raggiungere i convegnisti, ha trovato appena una trentina di persone tra organizzatori e relatori. Può darsi che il convito era ristretto a quel numero chiuso di partecipanti ma, a prescindere dal fatto che i giornali non lo hanno precisato, sarebbe ora che questi scienziati, conclusi i loro confronti in isole felici, come potrebbe essere il Parco di Selinunte, ne venissero fuori per fare capire agli Amministratori comunali, alle Autorità preposte, al grosso pubblico ignaro, che il nostro patrimonio naturale, a cominciare proprio dalla flora e dalla vegetazione del Parco Archeologico di Cusa (accoglie tra l’altro una zona Ramsar in agonia), con la “macchia mediterranea bassa” delle contigue Sciare (ZSC e ZPS), nonostante tutti i “simposi”, nonostante tutte le leggi e i soldi spesi da Regione, Stato ed Ue, versa nel più assoluto stato di abbandono e di degrado.
Gli incendi, appiccati sin dal mese di aprile, potrebbero portare addirittura la Palma nana, la Curina, per intenderci tutti, pianta che resiste agli incendi, all’estinzione, per non parlare del Carrubo (oggetto di contributo congressuale) di cui in tutta la Sciara della Campana si contano ormai solo una decina di esemplari. Ironia del caso, mentre a Selinunte si sprecava il solito discorso sulla biodiversità, contemporaneamente veniva diffusa l’altra notizia dell’affidamento della Torretta d’Avvistamento, ubicata in una delle aree più sensibili della palude di Capo Feto (ZSC, ZPS, Zona Ramsar) a privati che vorrebbero trasformarla in centro d’accoglienza, facendo transitare i pellegrini per tutta la parte occidentale del biotopo.
Ennesima cartina di tornasole che dimostra che scopo principale dei congressi, come quello di Selinunte, dovrebbe essere quello di inculcare nelle masse il concetto di rispetto del patrimonio naturale, piuttosto che ridursi ad un semplice scambio di idee tra scienziati.
Enzo Sciabica, naturalista mazarese
AUTORE. Altre Fonti
Questa è veramente grossa! Dopo la manifestazione che abbiamo fatto a capofeto il 26/11/2017 con il prof. Bruno MASSA DELL’UNIPA di Palermo ed il dott. Fabio lo Valvo del direttivo società Scienze naturali di Sicilia. Da non sottovalutare la presenza del Prof.Davide Castelli studioso dell’oplia attilioi, coleottero endemismo puntiforme fin ora rinvenuto al mondo esclusivamente a capofeto nella zona attigua alla stazione di vedetta.
Da una breve e rapida ricerca in rete risulta che l’ oplia attilioi sia stato rinvenuto al mondo esclusivamente a capo feto per il semplice motivo che non è stato mai cercato altrove. Ma posso sbagliarmi. Di certo c’è che la sua presenza altrove non è stata esclusa. Ma probabilmente mi sfuggono successive campagne di ricerca capillare del coleottero in questione estese ben oltre i confini del comune di Mazara del Vallo.
Purtroppo il mondo accademico, dominato dal baronato è come una torre eburnea, chiuso in se stesso come un riccio. Rispondo adesso al valenziano che come al solito le spara grosse. L’Hoplia attilioi è stata cercata da studiosi italiani e stranieri in tutte le zone umide della Sicilia. Si tratta di un patrimonio genetico unico al mondo in cui sta scritta la storia dell’evoluzione dell’ultimo milione di anni. Qualsiasi alterazione anche minima dell’habitat potrebbe causarne la scomparsa, ma a gente priva di cultura scientifica, ignorante e presuntuosa, tutto ciò, evidentemente importa poco. Il sottoscritto ha esaurientemente( almeno penso) spiegato, in alcuni dei suoi 32 libri fino ad ora pubblicati( si tratta di migliaia di pagine di Alta Scienza) che evidentemente il valenziano disconosce, il crimine orrendo che si sta perpetrando a Capo Feto, ma in una societá dominata da interessi economici e priva di qualsiasi anelo culturale, difendere gli ecosistemi e la Natura, è considerato operato sterile e molesto.