[di Max Firreri] C’è anche il tratto di linea ferroviaria in disuso Castelvetrano-Menfi tra i diciotto percorsi da valorizzare a uso turistico, indicati nella legge n.128 del 9 agosto, approvata da Camera dei Deputati e Senato della Repubblica.
La legge ha individuato e classificato come tratte ferroviarie a uso turistico alcune tratte italiane dismesse o sospese, che si caratterizzano per un particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico. In Sicilia, c’è anche la Agrigento bassa-Porto Empedocle e la Noto-Pachino. Nell’ambito dell’individuazione delle tratte – così come è scritto nella legge – particolare attenzione è stata prestata alla presenza di manufatti e immobili di valore culturale e artistico che, ad esempio, siano stati utilizzati come luoghi di ripresa cinematografica.
Gli interventi di ripristino della tratta ferroviaria, nonché quelli relativi al mantenimento in esercizio, alla funzionalità e alla sicurezza dell’infrastruttura saranno realizzabili se finanziati nell’ambito del contratto di programma con il gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, ovvero nell’ambito delle risorse destinate da ciascuna regione all’infrastruttura ferroviaria regionale di competenza.
La legge chiarisce anche che i soggetti che avranno in gestione i servizi di trasporto turistico e le attività commerciali connesse, potranno avvalersi, tramite apposite convenzioni, della collaborazione di associazioni e organizzazioni di volontariato con specifica esperienza e competenza nei settori ferroviario, turistico, culturale e ambientale.
Il tratto di ferrovia che da Castelvetrano conduce a Menfi è a scartamento ridotto e fu utilizzata sino al 1985. Da anni, però, si è parlato spesso di rivalorizzarla, proprio per il suggestivo percorso che attraversa gli uliveti delle campagne castelvetranesi, passa davanti il tempio E di Selinunte e attraversa la Riserva della foce del fiume Belice.
La linea ferrata è oggi un pezzo di archeologia industriale: fu armata con rotaie Vignoles da 27 kg/m e traversine di legno come le altre linee secondarie della rete sicula, ma mostrò già molti difetti progettuali: eccessiva tortuosità, lunghi tempi di percorrenza, stazioni in genere molto distanti dal centro abitato e mancanza di proseguimento fino al capoluogo.
Ma soprattutto risentiva dell’impostazione originaria delle ferrovie siciliane disegnate essenzialmente in funzione del trasporto verso i porti d’imbarco del minerale di zolfo estratto nei bacini dell’interno, senza tener conto che, con la lentezza di esecuzione dei lavori, all’atto dell’apertura delle linee il traffico zolfifero era già crollato a livelli irrilevanti.
Il 31 dicembre 1985 fu l’ultimo giorno di vita dell’ultima linea a scartamento ridotto delle Ferrovie: a percorrerla è stato il treno merci 59751 Castelvetrano – Sciacca, trainato dalla RD. 142.2002. Dal 1º gennaio 1986 cessarono tutti i servizi passeggeri e merci. Venne mantenuta nell’orario delle Ferrovie, per alcuni anni ancora, una coppia di autocorse sostitutive.
di Max Firreri
per Giornale di Sicilia
50 anni fa sentii parlare per la prima volta dello “scorrimento veloce” Mazara-Trapani. Nel 2011, con il finanziamento dell’opera per 150 milioni, sembrava fosse fatta; poi più nulla. Analogamente ogni tanto si parla della ripresa della ferrovia Castelvetrano-Selinunte; adesso della Castelvetrano-Menfi. Le chiacchere stanno a zero; a quando un impegno serio dei nostri politici per delle infrastrutture che potrebbero finalmente cambiare il destino del nostro territorio?
vendere tutto ai cinesi o altro popolo serio
da soli facciamo pena,lo dimostriamo ogni giorno
La gran parte dei politici italiani e di chi gli tiene bordone è abilissima nel vendere fumo senza che vi sia traccia dell’arrosto. La linea ferrata Castelvetrano – Menfi, oggi pressocchè inesistente in molti tratti, dovrebbe essere ripristinata e gestita a fini turistici con fondi della Regione Siciliana che si trova in stato di predissesto finanziario.
Campa cavallo che il binario cresce…
Da Castelvetrano c’erano ottime coincidenze per Palermo, all’epoca. Addirittura si poteva salire su un treno e proseguire su quella stessa carrozza fino a Roma. Altro che ‘mancato proseguimento fino al capoluogo’. Ma se è dell’ex capoluogo di provincia che si parla, ricordo che fino a quando l’Ente turismo rimase, appunto, ‘provinciale’, di valorizzare Selinunte non si parlò mai. Sempre e soltanto Erice e San Vito lo Capo.