Diversi illeciti sono già stati scoperti tra i lavoratori in nero. Dopo gli accessi ispettivi in cantieri edili ed attività commerciali, ogni qualvolta vengono individuati lavoratori in nero, partono i controlli incrociati con la piattaforma INPS per verificare se queste persone avessero fatto richiesta del reddito di cittadinanza. La Sicilia è la seconda regione d’Italia, dopo la Campania, per numero di persone che hanno diritto al sussidio.

Nei casi in cui la persona che lavorava in nero aveva fatto richiesta o aveva già percepito il reddito di cittadinanza, dopo aver richiesto al Caf la documentazione della relativa domanda attestante dichiarazioni mendaci sono scattate le denunce.

Nei casi finora riscontrati la dinamica sarebbe sempre uguale: la moglie disoccupata va al Caf e fa richiesta del reddito di cittadinanza per l’intero nucleo familiare mentre il marito lavora in nero.

Queste persone, considerati i “furbetti” del Reddito di Cittadinanza avranno un processo immediato e rischiano da uno a sei anni di carcere. Se le persone denunciate sono pregiudicate per loro c’è un rischio concreto di andare in carcere. Anche i lavoratori autonomi potrebbero aver chiesto il reddito di cittadinanza senza averne diritto, ma è più difficile scovarli.

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