[di Graziella Zizzo] E’ tempo di reimpostare la rotta della nostra vita” Papa Francesco. Iniziamo dai ragazzi e dai bambini
Cosa è successo ai bambini ed agli adolescenti la cui vita è rimasta sospesa per questo lunghissimo anno di reclusione e di isolamento? Abbiamo tutti quanti vissuto una esperienza collettiva traumatica che ha radicalmente modificato la nostra vita buttandoci in una condizione psicologica che ha fatto crescere il malessere psicologico a livelli mai visti.
Ma chi sicuramente ha maggiormente sofferto e sta pagando il prezzo più alto delle conseguenze di questo interminabile anno di pandemia, sono stati sicuramente i bambini ma ancor di più gli adolescenti che sono stati privati di tutto ciò che, in questa fase della vita, è fondamentale e vitale per il loro benessere e per la loro crescita : i rapporti di amicizia e di amore con i propri coetanei, quei legami preziosi che sono l’anima dell’Adolescenza, il confronto, la vicinanza, la complicità, la condivisione con i propri compagni di Scuola, ma anche quel “ Viaggio “ dalla propria Casa a Scuola che è un percorso fondamentale nella formazione di ognuno di noi perché rappresenta l’ampliamento dai propri confini, la possibilità di allontanarsi dalla dimensione familiare per andare verso il mondo cominciando ad esplorarlo, attraverso nuove esperienze. Lavorare in un Ambulatorio di neuropsichiatria quale quello in cui opero, significa avere un osservatorio privilegiato su quel che sta accadendo, su quelle ferite profonde lasciate dal covid e dalle restrizioni sociali che stanno facendo enormemente aumentare le richieste di aiuto da parte di adolescenti e di genitori angosciati.
I numeri sono impressionanti : uno studio condotto dall’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova ha rivelato che il 65% dei bambini con meno di 6 anni ed il 70% di quelli fra i 6 ed i 18 anni manifestano un disagio psichico. I disturbi più frequenti sono quelli tipici da stress post traumatico: sintomi di regressione, aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno, stati d’ansia, apatia, e nelle forme più gravi depressione, disturbi del comportamento alimentare, autolesionismo, dipendenza da Internet, ma soprattutto ritiro sociale una nuova forma di disagio che si manifesta inizialmente con l’abbandono della Scuola per poi mettere in atto un vero e proprio isolamento dal mondo. Sono molti i genitori che chiedono aiuto perché i loro figli si rifiutano di riprendere i contatti con il mondo…. ora che finalmente sarebbe possibile ricominciare ad uscire, alcuni ragazzi che evidentemente erano già precedentemente portatori di un disagio che li covid ha amplificato, sono rimasti intrappolati nella “paura della porta aperta”.
Per i ragazzi che provengono poi da famiglie disagiate, il non avere più vie di fuga negli spazi esterni, nella socialità e negli sport, ha fatto esplodere, come si evince dai tanti episodi di cronaca, una grande carica di violenza.
Ci sono insegnanti che hanno fatto cose straordinarie per reinventarsi, ma dobbiamo essere tutti consapevoli che la DAD è solo una pallida ombra dell’insegnamento che, privato della relazione con gli Altri, compagni ed insegnanti , e di tutto quello che la Scuola offre : gite, laboratori, progetti, conferenze, lavori di gruppo …..diventa arido apprendimento. Sono molti i ragazzi che hanno riscontrato nel seguire le lezioni oneline, una grande difficoltà a concentrarsi, noia, affaticamento, tant’ è che il rendimento anche dei più bravi è calato. Ma alla notizia del rientro in presenza, molti di loro raccontano che, con stupore, si sono scoperti a non gioire come si sarebbero aspettati “ prima non vedevo l’ora di ritornare a scuola, ora quel desiderio si è trasformato in fatica e disagio perché in classe mi sento solo, siamo degli estranei imbalsamati nei nostri banchi” .
“ Facevo sport, stavo sempre fuori, avevo il mio gruppo….ora invece mi sono abituato a stare a casa…. Non ho più voglia di fare niente… Che mi sta succedendo ? Non mi riconosco più!”
La Scuola spogliata della presenza dei compagni, degli insegnanti e di tutte quelle esperienze relazionali che la rendono palestra di vita, si è trasformata per tanti ragazzi in un peso – impegno insopportabile da sostenere, che peraltro sicuramente lascerà in molti anche lacune da dover colmare nel prossimo anno.
L’intervento di Prevenzione che quest’anno ho scelto di realizzare nel contesto scolastico, è stato rivolto alle 1°classi della Scuola superiore i cui ragazzi ritengo siano quelli che maggiormente hanno sofferto le conseguenze delle lezioni a distanza perché non hanno avuto la possibilità di conoscersi, di creare fra compagni quei legami straordinari che ognuno di noi si porta per sempre nel cuore, e dunque di diventare Gruppo. Entrando nelle classi ( come già alcuni insegnanti mi avevano segnalato) ho trovato un silenzio che mai in tutti questi anni di lavoro a Scuola mi era capitato di ascoltare, una grande difficoltà a comunicare, un clima depressivo dovuto soprattutto all’essere sconosciuti gli uni agli altri, una dimensione di estraneità assolutamente antitetica a quei bisogni fusionali tipici degli adolescenti.
Gli incontri con le classi erano stati pensati come un’occasione per elaborare quel che ognuno ha vissuto in questo dramma collettivo, per creare attraverso la condivisione e attraverso una serie di “giochi” proposti, una vicinanza emotiva e la possibilità di potersi finalmente conoscere che ha permesso di rompere il ghiaccio, di cominciare a rivolgersi domande, a scherzare, ad essere complici, ad uscire insieme al di fuori della Scuola.
Ritengo che noi adulti, nei vari ruoli che ricopriamo, dovremmo, per cercare di risanare le ferite dei nostri ragazzi, riaccendere la speranza nel futuro, spingerli a riprendere i contatti con il mondo esterno e con la socialità ora che un ritorno alla normalità è possibile, aiutarli a ritrovare il senso della vita che passa anche dal cercare di trarre da questa tragica esperienza, insegnamenti preziosi. Uno in particolare : Non dimenticare mai, ora che ne abbiamo dolorosamente sperimentato la mancanza, il valore dei rapporti reali concreti veri rispetto a quelli virtuali che, prima della pandemia, stavano diventando più importanti di quelli reali!
Occuparsi delle conseguenze dell’emergenza che abbiamo vissuto e di questa nuova fase appena iniziata, può rappresentare un’opportunità per la nostra Amministrazione, per farsi carico e ripensare il nostro contesto anche alla luce delle esigenze di questa nuova generazione profondamente segnata da un dramma senza precedenti le cui ferite noi adulti nei nostri diversi ruoli, siamo ora tutti quanti chiamati a risanare.
Il nostro paese offre ai bambini ed ai ragazzi, veramente ben poco per incontrarsi, per attività ludiche, per realizzare iniziative che valorizzino le loro risorse ed i loro talenti. Fa una grande tristezza vederli andare a piedi in pellegrinaggio al Centro commerciale o da Mc Donald che evidentemente rappresentano gli unici luoghi dove potersi incontrare.Ma in realtà nel nostro contesto non mancano né spazi né potenzialità : mi riferisco alle nostre 3 belle ma inutilizzate Ville comunali che potrebbero essere date in gestione. Al loro interno si potrebbero aprire bar, organizzare concerti, mettervi giochi per i bambini e attrezzi per fare attività fisica all’aperto. Si potrebbe valorizzare quella zona bellissima che è la Diga Delia dove già i ragazzi (molti raggiungendola a piedi !) vanno a correre e fare ginnastica. Si potrebbe individuare uno dei tanti locali oggi inutilizzati per farne un Centro giovanile che rappresenti non solo un luogo di ritrovo, ma anche un Laboratorio in cui attivare corsi di pittura, di fotografia, di teatro, di scrittura creativa, di cucina…utilizzando, per valorizzarli, i tanti talenti che già abbiamo anche fra i ragazzi stessi. E continuando ad immaginare…..sogno il nostro bellissimo Centro storico animato da ragazzi che sicuramente verrebbero se si aprissero dei locali adatti alle loro esigenze. Non credo siano utopie ma progetti concretamente realizzabili.
GRAZIELLA ZIZZO Psicologa, Psicoterapeuta presso il Servizio di Neuropsichiatria
AUTORE. Graziella Zizzo