Che melodie si ascoltavano 2.600 anni fa in Sicilia? Parte da Selinunte un esperimento di archeologia musicale per scoprire quali fossero le note degli antichi greci di Sicilia.

A sposarlo è la New York University che ha ricostruito in 3D, per la prima volta, uno strumento a fiato del VI secolo avanti Cristo: si tratta di un aulòs (una sorta di flauto) rinvenuto nell’estate del 2012 ai piedi del Tempio R di Selinunte da Clemente Marconi, direttore della missione americana dell’Institute of Fine Arts dell’Università newyorkese.

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Uno strumento simile ad altri rinvenuti in Grecia e nell’Occidente greco a cui sta lavorando la ricercatrice siciliana Angela Bellia, nell’ambito del progetto finanziato dalla Comunità Europea di ricerca di alta qualificazione Marie Curie Actions con il benestare del Parco archeologico di Selinunte, dedicato alla cultura musicale di Selinunte: una delle più importanti polis dell’Occidente greco.

“La musica nell’antica Grecia è ancora un mistero da svelare – dice la ricercatrice del Marie Curie e del dipartimento Beni culturali dell’Ateneo di Bologna – e per questo la ricostruzione in 3D dell’aulòs di Selinunte rappresenta un’eccezionale opportunità: possiamo comprendere come si suonasse e quali note producesse per capire le melodie dell’antichità”.

Il flauto è stato trovato ai piedi di un tempio dedicato, probabilmente, alla dea Demetra, nei pressi di una struttura teatrale.

“Si potrebbe ipotizzare che lo strumento musicale sia stato disposto insieme con la prima pietra dell’edificio – dice Angela Bellia – quasi come a volergli imprimere un valore magico religioso: musica, teatro e religiosità insieme. Si tratta di ipotesi, ovviamente, al vaglio degli studiosi, ma è chiaro che per la prima volta uno strumento musicale così contestualizzato è oggetto di ricerche”.

La prossima tappa è creare copie dell’aulòs di Selinunte, capirne la tecnica dei musicisti dell’epoca e ricostruire le note degli antichi greci

di Isabella Di Bartolo
per Repubblica.it

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