Una certezza, fra tante ipotesi di studio, c’è: il tempio R nell’antica città di Selinunte fu il primo tempio arcaico nato negli anni di fondazione della città. Tutto il resto che sta venendo fuori dalle continue campagne di scavi dell’Institute of Fine Arts della New York University sono delle sorprese, giorno dopo giorno.
Anche nella missione di quest’anno che vede impegnati aventi studiosi fra archeologici, architetti e restauratori, col coordinamento di Clemente Marconi, professore romano “emigrato” a New York.
Proprio due giorni fa l’ultimo importantissimo ritrovamento dell’altra metà del vaso che, probabilmente, conteneva vino o olio e veniva utilizzato per i riti dedicati a Demetra. Il primo pezzo era stato ritrovato lo scorso anno proprio all’ingresso del tempio, ora l’altra metà gli archeologici l’hanno rinvenuta negli scavi della parte centrale del tempio.
«In questo caso sicuramente è avvenuta l’uccisione rituale dell’oggetto» spiega il professor Marconi, proprio a testimoniare due diverse fasi di costruzione e ristrutturazione del tempio avvenute negli anni. Sul tempio R la missione americana scava da poco più di un mese nella parte centrale proprio per documentare i diversi strati di vita di questo monumento che, probabilmente, ha segnato la nascita dell’antica Selinunte. L’anno di costruzione è databile attorno al 590-580 a.C., cinquant’anni prima che nascesse il tempio C.
E la particolarità che ha incuriosito gli archeologi è proprio l’allestimento in pietra: «Prima di allora – spiega Marconi – si costruiva con mattoni crudi». Ritrovare l’altra metà dell’antico vaso è stata la sorpresa che gli archeologi non s’aspettavano. Le dimensioni sono fuori il comune, quasi quattro volte di quelli ritrovati nell’area della Malaphoros. Un eccezionale reperto che si aggiunge ad altri oggetti rinvenuti negli scavi: un frammento di terracotta dipinta che rivestiva il tetto dei templi, della fine del VI secolo a.C., ma anche un grosso alabastron, tipico vaso utilizzato nel mondo antico per la conservazione d’olio, profumi o oli da massaggio.
Ma dallo scavo è anche emerso un frammento d’avambraccio di marmo di Paros, lo stesso materiale col quale è stato costruito il giovinetto di Mozia. Pare appartenga a una statua maschile arcaica; se così fosse sarebbe la prima documentata a Selinunte. Ma è sulla stratificazione dello scavo che gli archeologi hanno lavorato molto, proprio per documentare le diverse fasi di vita del tempio R. In una sola frase: per loro è necessario scrivere la biografia della costruzione sino ad arrivare all’età ellenistica. Così sono scesi a scavare per quasi due metri.
In foto il Direttore Caruso con il Prof. Marconi
«Abbiamo trovato un pavimento originario molto curato – spiega l’archeologo Marconi – poi nel ‘500 il tempio è stato in parte bruciato e nella ristrutturazione è stato rialzato di circa 30 centimetri». Il ritrovamento di molta ceramica legata alla cucina e i resti di animali hanno chiaramente messo in luce l’utilizzo del tempio per il culto e i riti.
Ma anche armi e frammenti di lance hanno fatto capire quanto Demetra fosse una Dea così importante per l’antica città di Selinunte. Il tempio R è stato un santuario urbano. Nel 2011, sempre la “New York University” trovò due frammenti di un aulos «early type», risalente al VI secolo a.C., simile ad altri strumenti a fiato rinvenuti in Grecia e nell’Occidente greco. A Selinunte oramai scavano le Università straniere.
«L’Italia da tempo ha abbandonato l’ipotesi di dare agli italiani lo spazio per crescere – ha detto il direttore del Parco, Enrico Caruso – in assenza di fondi le Università italiane non sono nelle condizioni di pagare degli scavi».
di Max Firreri
per Giornale di Sicilia