“Lo scavo in corso quest’anno, dai primi risultati, suggerisce che la presenza umana sull’acropoli di Selinunte sia diversi millenni più antica rispetto a quanto fin qui ipotizzato.
Infatti, al di sotto del primo livello di occupazione greca si è rinvenuto uno spesso deposito di formazione naturale alto più di un metro nel quale sono stati scoperti, a una quota più alta frammenti del Bronzo Recente e, a una quota più bassa, frammenti di industria litica Mesolitica (ca. 8000-6500 a.C.)”.
Lo ha svelato oggi, l’archeologo Clemente Marconi che con Rosalia Pumo è alla guida delle equipe di archeologi della New York University e dell’Università Statale di Milano che stanno conducendo importanti scavi al Parco Archeologico di Selinunte.
Rinvenuti anche resti di animali e frammenti di carbone in associazione al primo livello di frequentazione greca nell’area che saranno analizzati al radiocarbonio. Potrebbero contribuire a datare la fondazione di Selinunte. Non ci fu alcun insediamento indigeno al momento dell’arrivo dei Greci.
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“Gli scavi confermano che lo strato nel quale sono state rinvenute le lance conficcate nel terreno alla fine della scorsa campagna corrisponde al più antico livello di frequentazione greca nella nostra area. Il rinvenimento di numerose ossa animali e frammenti di carbone – ha proseguito Marconi – dovrebbe consentire di datare con una certa precisione questo strato, grazie alle analisi al radiocarbonio che avremo nelle prossime settimane. Al momento, lo strato è datato, in base alla ceramica e alla posizione nella sequenza stratigrafica, alla fase di fondazione della colonia greca.
Al di sotto di questo primo livello di occupazione greca la terra è sterile, senza nessuna traccia di un livello indigeno della prima Età del Ferro. I risultati di quest’anno, come quelli degli scavi degli ultimi dieci anni nel settore meridionale del grande santuario urbano, suggeriscono che al momento della fondazione di Selinunte il sito era disabitato da numerosi secoli”.
Frammenti di industria Mesolitica, l’intera stratigrafia ma anche i resti di animali ed i frammenti di ceramiche e di carbone, saranno mostrati alla stampa domani, Mercoledì, 20 Giugno, dalle ore 10 e 30 presso il Parco Archeologico di Selinunte.
Fondamentale la sinergia tra la New York University e l’Università Statale di Milano
“Le grandi aspettative sugli scavi avviati in questi giorni, dall’equipe della New York University e dall’equipe dell’Università Statale di Milano, sotto la guida del professore Clemente Marconi e della Prof.ssa Rosalia Pumo, si confermano tutte grazie anche ai risultati di queste ore che, come nel recente passato – ha dichiarato Enrico Caruso, Direttore del Parco Archeologico di Selinunte – sono forieri di importanti novità sia per i singoli templi coinvolti nei saggi, i templi R e C, che di riflesso sulla storia di Selinunte. Dalla presenza dell’uomo sul sito nella preistoria all’arrivo dei Greci, questi scavi stanno aggiungendo un importante tassello anche alla storia degli insediamenti greci in Sicilia”.
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AUTORE. Flavio Leone
Si conferma che l’autorevole direzione del Parco Archeologico e l’amore di intellettuali come il prof. Marconi, lo slancio di tanti giovani archeologi, stanno circondando la nostra Selinunte di una preziosissima cura. Un territorio vive anche della sua immagine; il suo riflesso nel pensiero è un tassello prezioso per costruire una narrazione coerente, articolata ed avvincente. Mai come in questi ultimi anni io mi sono sentito fiero l’appartenere, con il mio minuscolo contributo artistico e morale, a questa narrazione. L’ethos, insegna già Aristotele, è il fondamento d’ogni struttura culturale; per questo ambiente, natura, edificazione monumentale, ambito votivo, antropologia dei segni vitali e comprensione del modus vivendi sono preziosi indici di un unico percorso. L’arte, debordando e tradendo, contribuisce appunto al tramando; poiché non è la smorfia dell’antico che intriga il visitatore (nulla può essere più potente della vestigia selimumtina tal quale è) bensì la dotazione di nuovi segni del contemporaneo; dai percorsi sul divino, alla riscrittura della classicità, fino al nostro modesto Festival della Luce che indaga l’etnos dell’ethos, ovvero ciò che è potentemente classico nel popolare ed universale della lingua siciliana arcaica.