[di Max Firreri] La notizia di ieri che l’Assostampa – il sindacato che tutela noi giornalisti – ha denunciato il bando che il sindaco Enzo Alfano ha voluto pubblicare per cercarsi un portavoce gratuito mi ha fatto molto riflettere. Scrivo sui giornali da 23 anni, sono giornalista dal 2001 e ho nella mia carriera una discreta esperienza di uffici stampa per enti pubblici e aziende private. Mai, però, mi è capitato di accettare incarichi di lavoro gratuito. Anzi, mai nessuno me ne ha proposti. Incarichi diretti o bandi pubblici ai quali ho partecipato hanno sempre previsto un compenso economico per il lavoro che io, come altri colleghi giornalisti, avrei fatto in quel periodo lavorativo. Insomma, il mio lavoro è stato sempre retribuito.
Ora che il sindaco Alfano cerca un portavoce gratuito la cosa mi ha fatto molto riflettere; e mi ha indotto a pormi alcuni interrogativi. Ma come, il M5S è stato il promotore del reddito di cittadinanza come strumento di equità sociale e dignità per chi non ha un lavoro e ora un suo autorevole esponente vuole che un giornalista lavori alle sue dipendenze a titolo gratuito? Forse per Alfano fare il giornalista non è una professione dignitosa o un lavoro che va remunerato? Ho anche pensato che Alfano lo avrà fatto perché il Comune di Castelvetrano è in dissesto finanziario e non ha risorse da destinare a questo tipo di prestazioni. Come dire, chi lavora per l’ente “pianga” anche lui questa situazione e si “sacrifichi” alla causa.
In ogni caso, tra gli interrogativi (miei) e le idee (del sindaco) poi tradotte in questo bando ci sta nel mezzo la legge e la giurisprudenza che la attua; e al quadro normativo non può sottrarsi neanche Alfano. Ed è bastato poco, studiando testi e fonti, per capirci di più e soprattutto per dare risposte ai miei interrogativi (e a quelli di tanti altri colleghi e cittadini). Punto uno. Innanzitutto il portavoce, secondo la giurisprudenza della Cassazione e della Corte dei Conti, va inquadrato nell’ambito dello staff del Sindaco e, pertanto, il relativo rapporto costituisce lavoro subordinato a tempo determinato. Punto due. Ciò impedisce la gratuità del rapporto perché lo vieta l’art. 36 della Costituzione, secondo cui l’attività lavorativa alle dipendenze di chiunque deve essere retribuita in modo proporzionato all’impegno profuso. Punto tre. Anche laddove si volesse inquadrare il rapporto con il portavoce tra i contratti di collaborazione, ipotizzando una autonomia del professionista nell’organizzare l’attività, il contratto autonomo non potrebbe essere a titolo gratuito perché questo è vietato dall’art. 2233 del Codice civile che così recita «in ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione».
Ho pure letto che in giurisprudenza è stata ritenuta legittima l’attività prestata a titolo gratuito per una pubblica amministrazione. Beh si, ma si tratta di appalti in cui l’operatore economico decide di non ritrarre una utilità finanziaria perché sposta il proprio interesse «su leciti elementi immateriali inerenti il fatto stesso di divenire e apparire esecutore di una prestazione richiesta da una amministrazione pubblica». Insomma, l’operatore economico si accontenta di arricchire il proprio curriculum, come avviene anche nelle sponsorizzazioni. Ma, peccato per Alfano, il portavoce non è un’impresa, non gli serve l’esperienza curriculare, ma è un lavoratore subordinato o autonomo la cui dignità e impegno lavorativo sono garantiti in modo ineludibile dalla percezione di un salario o compenso per il suo lavoro.
Leggi e giurisprudenza mi hanno così rincuorato sul fatto che il mio lavoro di giornalista vale quanto quello di un’altra professione. Ora, forse, una riflessione saggia tocca farla al sindaco Enzo Alfano, già invitato ieri dall’Assostampa a ritirare in autotutela il bando pubblico. Il sindacato lo aveva già “avvertito” – settimane addietro – per un’altra questione riguardanti i giornalisti. Colleghi di alcune redazioni (compresa la nostra) ricevevano (e continuano a ricevere) note stampa a nome di sindaco e Giunta tramite una giornalista (ex collaboratrice di un sito locale e vicina ai pentastellati) senza che sia mai stato pubblicato un bando di selezione e conferito un incarico professionale. Un ufficio stampa di fatto al buio. Ora, caro sindaco, un invito personale: è giusto il tempo della riflessione. Saggia e vera, per non inciampare più.