In “1984”, il celebre romanzo di George Orwell, Winston Smith dice: “Se c’è una speranza, questa risiede nei prolet“.
Oggi, i nuovi prolet sono quegli italiani che non riescono ad arrivare nemmeno alla metà del mese. E’ forse da questi nuovi prolet che cominciano ad emergere tanti Winston Smith che non credono più agli aumenti della razione di cioccolata e che chiedono verità e giustizia.
Ma rispetto al personaggio del romanzo c’è una differenza: oggi i nuovi prolet sono riusciti a mettere dentro le istituzioni una persona che non ha intenzione di mollare.
La lettera di Christina Pacella è diversa da tutte quelle di Winston. La disperazione viene sostituita dalla speranza.
“Cara Sonia, ho voglia di piangere, ma so che non e’ tempo di piangere. Venti anni fa feci un biglietto, Toronto-Roma solo andata. Oggi, tutti i giorni mi chiedo se non sia meglio tornare a casa. Ho due bambini ( 9 e 6 anni). Sono nati qui, nel paese dove sono nati i miei Nonni e un padre che per tanti seri motivi oggi non e’ piu’ parte della mia vita.
Gli voglio bene, mi manca e ogni volta che cammino lungo la spiaggia insieme ai miei figli ripenso a tutte le storie che mi raccontava da bambina, storie che mi hanno portato qui ad amare, a dispetto di tutto, il mare, le montagne, le citta’, ogni angolo di questo dannato paese. Non ho il coraggio di portare via i bambini da questo schifo.
Ho deciso di rimanere per tentare di contribuire a rimettere in piedi il paese. Non voglio che a 18 anni i miei figli decidano di andar via perche’ la loro casa non gli da alcun futuro. Se vorranno andar via, dovrà essere una scelta LIBERA dettata dal cuore e non dalla costrizione di dover cercare un modo per mantenere se stessi ed eventualmente una famiglia. Sono qui Sonia ed e’ vero quello che dici. Ho bisogno di non sentirmi sola, di conferme, perche’ le botte in faccia ormai non le conto piu’. Ma ora la speranza che le cose possano cambiare e’ viva e questo nessuno ce lo puo’ togliere, perche’ l’abbiamo creata noi questa speranza, questa Resistenza.”
Christina Pacella
Articolo di Egidio Morici