Il 28 aprile del 1984, due killer si trovavano a Castelvetrano per uccidere Epifanio Tummarello, ex sorvegliato speciale. Enzo si trovava solo per caso all’interno dello stesso furgone di Tummarello. I mafiosi non lasciano scampo ai testimoni di un omicidio e per questo motivo, quel giorno è stata spezzata la vita ad una persona che mai nulla aveva avuto a che fare con la mafia. Enzo, dopo essere stato ferito, aveva implorato i killer di lasciarlo stare perché aveva figli piccoli che lo aspettavano. I killer sono stati subito arrestati e sono stati loro stessi a raccontare gli ultimi momenti di vita di Enzo, durante il processo per il duplice omicidio.
Enzo aveva appena 36 anni, quella mattina con lui ci sarebbe dovuto essere anche il figlio Francesco di appena 11 anni. Non aveva voglia di andare a scuola e voleva “andare a lavoro” con suo padre che aveva una concessionaria di auto usate. Per evitare un dispiacere alla madre, Francesco si è convinto di andare a scuola altrimenti l’epilogo dell’agguato sarebbe stato ancora più tragico.
Anche l’altro figlio, Alessandro, di appena 6 anni, era a scuola. La figlia più piccola, Rosamaria, invece non conserva alcun ricordo di papà Vincenzo perchè quel terribile giorno non aveva nemmeno due mesi di vita. Queste le sue parole a 37 anni da quel terribile giorno: “Con gli occhi tristi e colorati dall’orrore osserviamo questo mondo malato, immobilizzati nel suo fango, nel liquame della sua corruzione arresi al putrido potere politico. Senza reagire, stuprati e silenti, quando invece dovremmo lottare, scuotere le coscienze, cambiare le regole di questo sporco gioco, sfidare con tutti i mezzi disponibili le macchinazioni omicide dei grandi poteri. Questo oggi dovrebbe essere la nostra meta, invece accondiscendiamo alle sue barbarie, alle sue ipocrisie, agli inganni, diventando noi stessi complici della nostra disfatta! MONDO MARCIO”