Quest’anno il riconoscimento va al “cuntista” palermitano Salvo Piparo
«Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia», così Ignazio Buttitta definiva Pino Veneziano, il poeta popolare chitarrista autodidatta al quale è dedicato l’omonimo Premio al via domenica prossima a Selinunte.
Da domenica 11 a martedì 13 agosto 2013 nella borgata di Marinella di Selinunte e nell’area archeologica che la sovrasta, si svolgerà la nona edizione del Premio “Pino Veneziano”, l’artista-ristoratore scomparso nel ’94, molto apprezzato anche da Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè che lo volle come spalla al suo primo concerto in Sicilia.
La nona edizione del “Premio Pino Veneziano” vedrà in scena Salvo Piparo, premiato 2013, che tra l’altro debutta con uno spettacolo originale creato per l’occasione; sul palcoscenico anche Vincenzo Pirrotta con un omaggio allo scrittore Vincenzo Consolo, grande amico del Premio.
IL PROGRAMMA. S’inizia domenica 11 agosto alle 21,30 a Marinella di Selinunte, Spiaggia Scalo di Bruca. L’appuntamento è, appunto, con Questa di Marinella è la storia vera… racconti intorno al fuoco di e con Salvo Piparo, e con Costanza Licata (voce) e Rosemary Enea (pianoforte). Lo spettacolo presentato in ANTEPRIMA ASSOLUTA, è “cucito” addosso al luogo e ai suoi abitanti; un viaggio tra memorie e aneddoti della borgata di Marinella, raccolti, trasfigurati e “restituiti” da un cuntista dei nostri tempi. «L’edizione 2013 del Premio Pino Veneziano – dice il direttore artistico Enrico Stassi – intende valorizzare la grande forza simbolica del mare che a Selinunte è anche risorsa ambientale, paesaggistica, culturale ed economica. Così la decisione di spostare il “baricentro” della manifestazione, dando risalto alla borgata di Marinella e alla sua spiaggia dello Scalo di Bruca. È qui che Piparo ha raccolto per mesi storie e aneddoti di Marinella, incontrato persone del posto, imbastito un “racconto” da restituire, come una sorta di “teatro-specchio”». INGRESSO LIBERO.
Lunedì 12 agosto alle 21,30 il secondo appuntamento del “Premio Pino Veneziano” è al Parco archeologico di Selinunte con Lunaria per Vincenzo Consolo, monologhi musiche e canti tratti dallo spettacolo di Vincenzo Pirrotta, con Vincenzo Pirrotta e con Luca Mauceri (pianoforte). Un sentito omaggio allo scrittore siciliano scomparso lo scorso anno, che è sempre stato un sostenitore convinto della manifestazione. «Mentre Buttitta e la stessa Balistreri – scriveva Vincenzo Consolo – cantavano una Sicilia e un’Italia del secondo dopoguerra, delle lotte contadine e dei sindacalisti uccisi dalla mafia, della seconda grande migrazione nel centro Europa di masse di braccianti, Pino Veneziano cantava l’atroce Italia dei roventi anni Settanta, del regime democristiano, della corruzione e delle stragi perpetrate dai fascisti». INGRESSO 10 EURO.
«Salvo Piparo – sottolinea Stassi – è cuntista appassionato, devoto e straordinario interprete della voce del popolo; riesce, infatti, ad essere espressione autentica della saggezza dei grandi pensatori di strada, maestri indiscussi nell’arte del saper guardare la vita attraverso la lente dell’ironia, tra comicità e crudo realismo. Il riconoscimento a Piparo è, dunque, coerente con quella linea ispiratrice che ha voluto legare il Premio Pino Veneziano non solo alla musica, ma anche al cosiddetto teatro di narrazione e ai suoi interpreti migliori. Così com’è stato per Ascanio Celestini nella edizione 2006».
«Ogni tanto – dice Salvo Piparo – mi capita di concludere dei racconti tirando un mazzo di carte per aria e declamando: “Signori, il tempo di una vita è breve e se noi siamo a questo mondo, è solo per calpestare i re!”. Questa è in sostanza la voglia di riscatto che tutti i giullari hanno nei confronti dei loro superbi regnanti, ecco perché in questo premio trovo l’esatta identità di quello che oggi sento di voler raccontare. Raccogliere le storie da terra, metterle in bocca e sentire che quelle storie possono rivivere nel presente sconfinante, perdersi nei vernacoli per poi ritrovarsi alla fine di una trama, dove la cronaca e l’impegno civile facciano da tamburi battenti, per noi siciliani è più semplice a farsi che a dirsi, è il sentimento popolare più antico del mondo. Così, quando ascolto Pino Veneziano, accade che le sue opere mi portano esattamente nella Sicilia dove vorrei essere e mi fanno ancora più credere nell’importanza di un teatro in cui, oggi più che mai, non ci vuole essere finzione ma “sangu ca voli nesciri”, poiché ancorato a quella sua chitarra, Veneziano impugna la parola come un oprante sguaina la spada, dunque felice». INGRESSO 10 EURO.
«Ricordo Selinunte ai tempi di Pino – dice Umberto Leone dell’Associazione culturale Pino Veneziano, che organizza il Premio –. Il suo ristorante era diventato un punto di riferimento per gli abitanti della borgata di Marinella di Selinunte, e per i giovani che così avevano l’opportunità di venire in contatto con molte personalità, giornalisti, artisti e uomini di cultura che si fermavano ad ascoltare le sue canzoni. Una commistione di arte e natura ancora incontaminata che attirava molte intelligenze. E oggi il “Premio Pino Veneziano” vuole essere l’occasione per far sì che Selinunte torni a fare cultura e torni ad essere terra di incontri, socialità e scambi».
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PINO VENEZIANO
Durante la guerra, il padre carabiniere che ha prestato servizio prima a Castelvetrano e poi a Sciacca, abbandona la famiglia. Pino, interrompe la seconda elementare e comincia a lavorare come guardiano di capre e garzone di fornaio.
A 17 anni, con la madre e il fratello, si trasferisce a Castelvetrano, dove lavora come garzone nei bar. Agli inizi degli anni ’60 è cameriere a Selinunte e verso la fine del decennio, con due amici, apre il suo primo ristorante.
Impara a suonare la chitarra a circa 40 anni. Poco dopo scrive la sua prima canzone, “Lu sicilianu”.
Le altre vengono quasi una dopo l’altra: una trentina circa.
Negli anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 il ristorante Miramare, e poi il Lido Azzurro, diventano un punto di riferimento per la borgata di Marinella di Selinunte. Pino serve ai tavoli e poi canta le sue canzoni. Tra i suoi clienti ci sono anche Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè, che lo vuole come spalla nel suo primo concerto in Sicilia.
Pino regala le sue canzoni anche alle Feste dell’Unità. Nel 1975 incide il suo primo e unico disco, “Lu patruni è suvecchiu” (Il padrone è di troppo), edito dai Circoli di Ottobre; il poeta Ignazio Buttita nella nota di copertina lo definisce: «Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia».
Nell’estate del 1984 nel ristorante di Pino si ferma anche Borges, il quale si commuove ascoltando le sue canzoni che, per lui, non hanno bisogno di traduzione. Chiede anche di accarezzare il volto di Pino per “vederlo”.
Nel 1984 una compagnia di anziani di Riesi in gita a Selinunte, casualmente fornisce a Pino informazioni su suo padre che si trova in un casa di riposo a Gela. Quando va a trovarlo scopre che anche il padre suona la chitarra e canta motivi popolari.
Il 1986 è l’ultimo anno in cui Pino lavora al ristorante; intristito dalla morte della moglie (avvenuta nel 1980) e provato da una vita di fatica, per arrotondare la pensione fa il posteggiatore al Parco Archeologico di Selinunte. Continua, comunque, a scrivere canzoni
Muore il 3 luglio 1994, il giorno dopo il suo compleanno.
RICORDI “ECCELLENTI”
tratti da “Di questa terra facciamone un giardino”, tributo a Pino Veneziano a cura di Rocco Pollina e Umberto Leone
Ignazio Buttitta: «Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia. Il suo discorso è semplice, popolare, ma convincente. E riesce a farsi capire dai braccianti, in maggioranza analfabeti e semianalfabeti. Gli argomenti sono la verità cantata da popolano a popolano, senza inganni».
Ascanio Celestini: «La cosa che mi colpisce di Pino Veneziano è che uno di quei cantanti-artisti della cultura orale che in altre nazioni, per esempio gli Stati Uniti d’America, sarebbero diventati oggetto di culto, un po’ come Woody Guthrie o i padri del blues. Purtroppo in Italia si è perso questo legame con i nostri padri musicali della cultura orale».
Gaetano Savatteri: «La voce di Pino Veneziano fa affiorare l’incanto delle notti stellate, la risacca del mare, le poche case affacciate sulla spiaggia, la forza selvaggia di una natura che prendeva il sopravvento perfino sulle rovine antiche. Un mondo che non c’è più. Un mondo scomparso. La voce di Pino ci parla di quel mondo, di quel tempo. Ma non è una voce spenta. Non è una voce sopraffatta. Ci parla ancora. Ci cunta ancora canzoni».
Enrico Stassi: «Per molti di noi negli anni Settanta, Pino e Marinella di Selinunte erano la stessa cosa e potevamo dire allo stesso modo: “Andiamo da Pino” o “Andiamo a Selinunte”. Sapevamo come sarebbe andata: avremmo mangiato da dio, alzato un po’ il gomito, avremmo ascoltato le canzoni di Pino, suonato e cantato insieme a lui, ci saremmo sentiti ancora una volta con un futuro davanti e tutto per noi. Ma allora si viveva sull’onda e sulle emozioni del momento: il tempo dell’azione superava sempre quello, più lento, della riflessione. Ecco perché solo in questi ultimi anni, tornando indietro nel ricordo e grazie al contributo di Umberto (Leone) e dei tanti amici di Pino, ci si è resi veramente conto di quale sensibilità umana e politica fosse ricco il suo mondo poetico, di quante insospettabili e importanti frequentazioni fosse punteggiata la sua vita, di quanto fosse necessario provare a raccontarlo e ricantarlo. La memoria di Pino Veneziano, in fondo è la nostra memoria, e rimane un inutile esercizio stabilire se eravamo la “meglio” o la “peggio” gioventù».
Il Premio Pino Veneziano è promosso dall’omonima associazione culturale con il sostegno del Comune di Castelvetrano (TP) e della Regione Siciliana – Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità siciliana e Assessorato Turismo Sport e Spettacolo.
«Il nostro obiettivo – dice il vicesindaco di Castelvetrano, Marco Campagna – è far diventare il Premio dedicato a Pino, il fiore all’occhiello della politica culturale di Castelvetrano e dell’estate di Selinunte. Senza memoria non c’è futuro. E mantenere viva la memoria di Veneziano, nutrendola con il contributo di alcuni tra i più interessanti “cuntisti” contemporanei, vuole essere anche un escamotage per ricreare, amplificandola, l’atmosfera magica di incontro e scambio di intelligenze e sensibilità che si respirava a Selinunte ai tempi di Pino».
Altre notizie e foto sul nuovo sito www.premiopinoveneziano.org
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io persaonalmente al grandissimo zio pino veneziano lo ricorderò in qualsiasi giornata della mia vita spesso ogni giorno non solo in giornate prestabilite...
Onore a Pino Veneziano, animo sensibile ed artistico, che ha "cantato" le storie della nostra terra con voce malinconica e struggente.