RICORDI “ECCELLENTI”
tratti da “Di questa terra facciamone un giardino”, tributo a Pino Veneziano a cura di Rocco Pollina e Umberto Leone
Ignazio Buttitta: «Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia. Il suo discorso è semplice, popolare, ma convincente. E riesce a farsi capire dai braccianti, in maggioranza analfabeti e semianalfabeti. Gli argomenti sono la verità cantata da popolano a popolano, senza inganni».
Ascanio Celestini: «La cosa che mi colpisce di Pino Veneziano è che uno di quei cantanti-artisti della cultura orale che in altre nazioni, per esempio gli Stati Uniti d’America, sarebbero diventati oggetto di culto, un po’ come Woody Guthrie o i padri del blues. Purtroppo in Italia si è perso questo legame con i nostri padri musicali della cultura orale».
Gaetano Savatteri: «La voce di Pino Veneziano fa affiorare l’incanto delle notti stellate, la risacca del mare, le poche case affacciate sulla spiaggia, la forza selvaggia di una natura che prendeva il sopravvento perfino sulle rovine antiche. Un mondo che non c’è più. Un mondo scomparso. La voce di Pino ci parla di quel mondo, di quel tempo. Ma non è una voce spenta. Non è una voce sopraffatta. Ci parla ancora. Ci cunta ancora canzoni».
Enrico Stassi: «Per molti di noi negli anni Settanta, Pino e Marinella di Selinunte erano la stessa cosa e potevamo dire allo stesso modo: “Andiamo da Pino” o “Andiamo a Selinunte”. Sapevamo come sarebbe andata: avremmo mangiato da dio, alzato un po’ il gomito, avremmo ascoltato le canzoni di Pino, suonato e cantato insieme a lui, ci saremmo sentiti ancora una volta con un futuro davanti e tutto per noi. Ma allora si viveva sull’onda e sulle emozioni del momento: il tempo dell’azione superava sempre quello, più lento, della riflessione. Ecco perché solo in questi ultimi anni, tornando indietro nel ricordo e grazie al contributo di Umberto (Leone) e dei tanti amici di Pino, ci si è resi veramente conto di quale sensibilità umana e politica fosse ricco il suo mondo poetico, di quante insospettabili e importanti frequentazioni fosse punteggiata la sua vita, di quanto fosse necessario provare a raccontarlo e ricantarlo. La memoria di Pino Veneziano, in fondo è la nostra memoria, e rimane un inutile esercizio stabilire se eravamo la “meglio” o la “peggio” gioventù».
Il Premio Pino Veneziano è promosso dall’omonima associazione culturale con il sostegno del Comune di Castelvetrano (TP) e della Regione Siciliana – Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità siciliana e Assessorato Turismo Sport e Spettacolo.
«Il nostro obiettivo – dice il vicesindaco di Castelvetrano, Marco Campagna – è far diventare il Premio dedicato a Pino, il fiore all’occhiello della politica culturale di Castelvetrano e dell’estate di Selinunte. Senza memoria non c’è futuro. E mantenere viva la memoria di Veneziano, nutrendola con il contributo di alcuni tra i più interessanti “cuntisti” contemporanei, vuole essere anche un escamotage per ricreare, amplificandola, l’atmosfera magica di incontro e scambio di intelligenze e sensibilità che si respirava a Selinunte ai tempi di Pino».
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AUTORE. Redazione
io persaonalmente al grandissimo zio pino veneziano lo ricorderò in qualsiasi giornata della mia vita spesso ogni giorno non solo in giornate prestabilite…
Onore a Pino Veneziano, animo sensibile ed artistico, che ha “cantato” le storie della nostra terra con voce malinconica e struggente.