Un tempo, sono rimasto impressionato del modo, che appariva strategico, di mettere contro Giovanni Falcone tutti quelli che si trovassero nel palazzo dei veleni di Palermo.
Benchè fossi consapevole della triste capacità dei mafiosi di “fare tragedie” per ottenere il risultato di mettere i propri nemici contro loro stessi, frammentando il fronte comune contro la mafia, ho sempre pensato che gli uomini delle istituzioni e dei palazzi istituzionali, fossero in grado di farsi male da soli per incompetenza, incapacità, invidia e per la loro pochezza di uomini intenti ad occuparsi del loro ego e non dell’interesse generale, facendo un favore, più o meno inconsapevole, alla mafia.
Certo non posso escludere che fosse anche il frutto di una sapiente strategia di menti raffinatissime.
Oggi però, resto ancora più convinto della circostanza che la frammentazione del fronte comune, sia dovuta più al limite dell’uomo che a qualsiasi strategia di voluta delegittimazione oramai non più giustificata dai tempi.
E’ bene, a questo punto, spersonalizzare ancora di più la trattazione dell’argomento ma non prima di segnalare brevemente alcune circostanze prettamente personali e ciò a livello essenzialmente precauzionale, per “parare” gli eventuali attacchi dei soliti “professoroni” dell’antimafia.
Ho all’attivo oltre venticinque anni di progetti di legalità nelle scuole castelvetranesi, ho avuto un ruolo – quale presidente dell’Age – nella fondazione della sezione castelvetranese dell’associazione “Libera”, ho partecipato all’organizzazione delle prime carovane antimafia e ai primi due cortei dei giovani studenti del 2010 e 2011.
Forse ciò non basterà per darmi una patente ufficiale di antimafioso ed è facile provare a dire che un avvocato penalista non può fare antimafia perché li difende i mafiosi, ma voglio fidarmi dell’intelligenza di chi leggerà queste righe per non cadere in un qualsiasi tranello di scontata origine delegittimante.
Insomma, spersonalizziamo e affrontiamo con piglio deciso lo spinoso argomento:
ma l’antimafia a Castelvetrano di chi è?
Chi può fregiarsi dell’ufficialità delle iniziative culturali che servano a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno di patologia sociale più efferato e pericoloso? La mafia.
C’è una laurea o un percorso formativo o esperienza civica che autorizzi un professionismo antimafioso?
L’antimafia deve promanare solo da una parte o deve rappresentare un patrimonio comune che appartenga ad ogni cittadino di buona volontà che voglia riconoscere l’assoluta esigenza della società civile di liberarsi di un cancro così devastante, anche oggi così pericolosamente subdolo e pericoloso?
Un interrogativo legittimato dagli ultimi eventi che hanno acceso polemiche persino fra dirigenti scolastici, proprio quelli che dovrebbero essere i più sensibili alla responsabilità educativa verso i nostri giovani studenti.
E se la questione sofistica della differenza fra “antimafia” e “legalità” diventa un terreno di scontro fra persone che si misurano onestamente sul piano del confronto verso un medesimo obiettivo, la rimozione di qualche cartellone dalle pareti di un Liceo e la ritardata intestazione di un’aula magna da parte di una preside appena arrivata, diventano occasione di scontro e di scandaloso scoop giornalistico.
Penso che in questa poco edificante storia di poco spessore culturale, valga la pena stigmatizzare il comportamento di chi intende incarnare il “verbo” dell’antimafia di maniera e che tiene molto alle vere e proprie manifestazioni interplanetarie dei soliti patentati che, al posto di proporre iniziative alla cittadinanza, brucia un occasione preziosa di un consiglio comunale aperto per deludere tutti con le solite parata di chiacchiere che dimostrano la stanchezza di un modulo che non funziona più.
Una proposta potrebbe essere quella di riunire in un’unica parte tutti gli uomini di buona volontà, in una sorta di assemblea costituente il nuovo corso dell’antimafia e ricominciare lo studio di serie iniziative per l’affermazione della legalità antimafiosa, ripartendo dalla scuola.
Ma con modalità intimistiche, mettendo al centro dell’interesse complessivo i giovani studenti che rappresentano gli utenti finali dell’azione educativa e pertanto ripartendo dalle lezioni mirate all’interno delle singole classi.
Un po’ come, non tanto tempo or sono, un progetto che si chiamava “da qui al 23 maggio”, offriva un percorso d’informazione e formativo che aveva l’obiettivo di “adottare” una vittima di mafia per ogni anno e renderla vicina ai giovani studenti.
Lezioni di legalità antimafiosa che sono servite e che dovranno servire a far conoscere il punto di vista delle vittime della brutalità mafiosa e celebrarne la memoria e l’approfondito ricordo dell’esempio della loro vita.
Ciò rifugendo volutamente da manifestazioni eclatanti o dal tema essenzialmente dettato da esigenze unilaterali e spesso egoistiche e sforzandoci tutti insieme di mostrarci dalla stessa parte, uomini alleati nel raggiungimento dello stesso obiettivo, la crescita culturale della nostra comunità.
L’antimafia del futuro: tutti dalla stessa parte, insieme in una alleanza comune.
Prof. Avv. Franco Messina
AUTORE. Altre Fonti
L’antimafia del futuro: tutti dalla stessa parte, insieme in una alleanza comune.
Bene bene belle parole….. e quella del passato e del presente???
C’è chi ha iniziato ben prima del 2010 lasciato solo, senza consigli senza appoggio, senza incoraggiamento alcuno solo il credere che lottare si poteva cercando di sensibilizzare con “Lezioni di legalità antimafiosa che sono servite e che dovranno servire a far conoscere il punto di vista delle vittime della brutalità mafiosa e celebrarne la memoria e l’approfondito ricordo dell’esempio della loro vita” (cito sue parole appena lette). Però poi sfociate in manifestazioni, col passare del tempo, dettate dalla voglia dei giovani di dire BASTA, perché grazie alla sensibilizzazione ed alla presa di coscienza si è capito che il fenomeno poteva essere fermato con la pubblica divulgazione e con l’Unione di tutti. Ricordo ancora che allora girava la frase “Non possono ucciderci tutti” una frase che mostrava la.voglia di mettersi in gioco per lottare e dare un contributo effettivo alla lotta contro la mafia. E parliamo degli anni 90.
Non ho ben capito il senso del commento dell’anonimo “alunno” -non depone bene già il fatto che si nasconda non dichiarando il suo nome-, ma sicuramente sarà un mio limite.
Il mio primo “osservatorio permanente antimafia” risale al 1990 presso l’ITC “G.B. Ferrigno” e veniva svolto volontariamente da alunni di tutte le classi che, oltre l’orario scolastico ordinario, impiegavano alcune seste ore settimanali per “seguire” sui mass media televisivi (producendo monitoraggi e registrazioni dimostrative)e nella biblioteca scolastica (che acquistò numerose pubblicazioni sul tema), il fenomeno mafioso e le iniziative per la lotta alla mafia. Quindi ben prima del 2010. Dopo tanti progetti annuali continuativi e persino istituzionalizzati, in quell’anno, dopo una verifica della sensibilità degli alunni liceali che ne fecero specifica richiesta, organizzammo il primo corteo antimafia che coinvolse tutte le scuole castelvetranesi. E quindi? Proprio il passato sento che mi appartenga quanto ad iniziative sviluppatesi nel corso degli anni. Il presente è quello tracciato dalle inopportune polemiche dei giorni scorsi. Il futuro è, a mio sommesso avviso, una scommessa sulla unione di intenti e di obiettivi: un’alleanza di tutti i protagonisti del passato e del presente che possa rilanciare -uniti- una nuova progettualità per la lotta alla mafia.
Ed allora visto il percorso fatto da Lei che ha avuto come punto principale la sensibilizzazione dei giovani presso una istituzione scolastica ne sovviene che l’input dato negli anni 90 in mezzo ai giovani studenti era la chiave giusta per formare nuove coscienze antimafiose. Allora il suo percorso come del resto quello che facevano parallelamente altre scuole in quegli anni è giustamente da segnalare come giusta strada per arrivare dove diamo arrivati. Allora perché tutte questa inutili polemiche in questi giorni attaccando l’operato di una persona che ha deciso di dire NO alla mafia ed alla mafoisità? Anche Lui è stato pioniere della sensibilizzazione dentro le istituzioni scolastiche e con gravi problemi e ritorsioni…. ed ora attaccato da tutti continua a credere nel suo operato e partecipa a tutte le iniziative promosse contro la mafia ma a che prezzo? Lui sta già operandosi al futuro dando la sua esperienza e collaborazione proprio come vuole fare Lei, ma gli altri??? Sanno solo polemizzare.
Veramente si confonde l’attaccante con l’attacato!
Cercavo di chiarire al fine di sottolineare dei passaggi fondamentali del discorso affinché possa essere compreso in modo migliore dal resto della classe… ecco perché alunno perché facevo domande al prof. per poter capire meglio la lezione di moralità e legalità….
….con parole più esplicite….