Le rose sono dunque diventate parte integrante del culto ritiano e lo spettacolo andato in scena sabato e domenica a Castelvetrano, in occasione del decimo Corteo Storico di Santa Rita, non poteva non partire proprio da questo simbolo caro alla tradizione popolare. L’evento ha visto in scena, tra adulti e bambini, 70 allievi dell’Akkademia teatrale F. Centonze di Castelvetrano, impegnati in uno spettacolo teatrale in cui corpo, voci musica e luci hanno creato un’atmosfera carica di emozioni. In scena la vita di una donna, una moglie, una madre che solo il tempo consegnerà agli onori dei santi, che sono prima d’ogni cosa esempi di vita e di fede. Dall’immagine di Rita, appoggiata alle gambe del suo Signore, sulla scena una piccola donna vestita di un bianco candido, viene fuori la profondità della fede e l’essenza di essa che si ritrova nella semplicità del quotidiano.
Con queste parole Rita descrive la visione del divino nel mondo. La natura ne è testimonianza, e lei, dotata di una grande sensibilità, ne percepisce l’essenza e la presenza. E’ la Rita dilaniata tra due vite, l’una di vocazione, l’altra di costrizione, rappresentata sulla scena di “Stabat Rosa”, di Giacomo Bonagiuso. La danza cosmica che muove le cose e agita la polvere è l’esatta rappresentazione di Cristo nel mondo e dello stretto legame invisibile tra Dio e la sua creatura. Una donna costretta alla vita matrimoniale e alle leggi del suo tempo, ma intimamente legata a Dio.
Struggente il suo monologo di disperazione, di fronte alla morte dei suoi figli, che la priva della sua stessa carne, ma che al contempo libera il suo spirito dalla condanna ad una vita fatta di faide, vendette e sangue, avvicinandola a colui che tutto può.
Così chiude Rita il suo monologo, mentre tra le braccie stringe i corpi senza vita dei suoi figli che preferisce donare alla morte piuttosto che ad una vita infame. Rita vive nella fede, vive e resiste al mondo delle umane cose, resiste, per godere appieno, infine, delll’amore divino.
articolo di Lidia Milazzo
foto di Salvino Martinciglio
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complimenti davvero bellissimo spettacolo
Da anni non assistevo ad uno spettacolo meraviglioso come questo. Un lungo e commosso applauso a chi lo ha scritto e ne ha curato la regia, il professore Bonagiuso e ai meravigliosi attori del Selinus. Mi sono sentito catapultato in contesti degni di Siracusa o dei Festival nazionali. Bravi Bravi Bravi.