Niente più interventi edilizi liberi nel centro storico storico di Castelvetrano. Il consiglio comunale di Castelvetrano ha approvato, all’unanimità, la proposta di cancellare il comma 3.4 dell’art. 22 delle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore Generale. Proprio a quel comma (ora cancellato) consentiva l’intervento edilizio diretto nei lotti liberi della zona A2 con l’indice di fabbricazione di 5 mc per ogni mq di superficie. In sintesi, veniva consentita nuova edificazione nei lotti liberi del centro storico, senza alcun vincolo e in assenza di piani particolareggiati riguardanti quella zona, in aperta contraddizione con quanto previsto dalla legge urbanistica regionale e dalle leggi urbanistiche nazionali.
«Con questa norma molti edifici del centro storico, all’interno della zona A2, sono stati demoliti perché “pericolanti” e quindi ricostruiti, in assenza di un piano particolareggiato o quanto meno del parere della Soprintendenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Basta fare una passeggiata per vedere palazzi ottocenteschi di fianco o di fronte a moderne palazzine e, in qualche caso, ad avveniristici edifici in vetro e cemento», dice Pietro Di Gregorio, Presidente della sezione di Castelvetrano di “Italia Nostra Onlus”.
Da oggi gli unici interventi consentiti nelle zone A1, A2 e A3 sono quelli previsti dalla legge urbanistica regionale e dal Testo unico dell’edilizia e, quindi, manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro, risanamento, ristrutturazione edilizia e ristrutturazione urbanistica. «Resta esclusa la possibilità di demolizione e ricostruzione», chiarisce ancora Di Gregorio. Per “Italia Nostra” con la cancellazione del comma «sarà possibile arrestare il degrado della città e avviare un meccanismo virtuoso che induca i proprietari degli immobili nel centro storico a investire nel loro recupero».
Questa normativa è produttiva nell’ambito di una economia florida. In una Castelvetrano quasi al collasso rischia di desertificare ulteriormente il centro storico. A meno che i proprietari degli immobili non possano usufruire di incentivi che, allo stato attuale, un Comune in situazione di dissesto non può garantire.