Le ricette di Adriana

Sutta un pedi di mennula (Gelato di campagna)

Se con un suono dovessi provare a descrivere la Sicilia, sceglierei di certo il canto della tortora dal collare. Non riuscirei a immaginarne uno diverso. E le donne di questa storia intonano una preghiera proprio su questo suono.

Pensano che la tortora preghi con loro: “Gesuzzu, Gesuzzu”, sembra proprio che dica così; è una preghiera che non si ferma, che vola e che torna sutta un pedi di mennula.

Immagino queste donne recitare litanìe alla Madonna e a suo figlio Gesu, senza accento, come lo pronunciano loro.
Le immagino cogghiri spicchia, e immagino quella tortora che canta e che prega: Gesuzzu, Gesuzzu. Non si ferma neanche adesso.
Immagino queste donne portare a casa il frutto del loro raccolto, scacciari ddi mennuli, amare come certe loro vite, le immagino rivenderle e di li scorci farini carvunedda.

Io le immagino, e non potrebbero avere metafora più bella di una mandorla, di una tortora che prega. Amare e dolci.
Immagino il sapore di un dolce antico, la balata di marmu sulla quale lo preparavano, il profumo di una cucina povera, l’abilità di mani semplici e pazienti, mentre fuori dalla mia finestra “Gesuzzu” canta ancora. Immagino lei, la mia tenera mandorla, a cui dedico questo piccolo racconto e questo piccolo ricordo del suo “Gelato di campagna”.

Gelato di campagna

Ingredienti:
1 kg di zucchero;
150 g di mandorle sgusciate;
100 g di acqua;
coloranti vegetali.

Procedimento:

Mettere l’acqua in un tegame, sciogliervi lo zucchero e portare a ebollizione, continuando a mescolare. Ottenuto un impasto denso, suddividerlo in tre porzioni di uguali dimensioni, aggiungere a ciascuna porzione un po’ di colorante (i colori che più si preferiscono), continuare a mescolare per amalgamare per bene il colore alla pasta di zucchero.
Successivamente, disporre le porzioni su una spianatoia (sovrapposte l’una all’altra), cospargere con le mandorle e arrotolare. Lasciare raffreddare per almeno una notte. Affettare.

Il Gelato di campagna è un dolce tipico della pasticceria palermitana.
Dolce dall’origine araba, si diffuse soprattutto nel 1860, per celebrare l’arrivo di Garibaldi e l’annessione all’Italia, tanto è vero che i colori originari di questo dolce erano proprio quelli della bandiera italiana.
Oggi, a Palermo, è consumato soprattutto in occasione delle festività in onore di Santa Rosalia. È comunque possibile trovarlo su tutti i banchi dei dolci, nelle fiere di paese.

Published by
Adriana Montalbano