In vari edifici e luoghi della città si riscontrano alcune lapidi o targhe poste con lo scopo di celebrare importanti personaggi locali che si sono distinti nel campo dell’arte, della letteratura ecc., contribuendo alla formazione del patrimonio culturale della città, ed altre apposte per ricordare fatti storici o addirittura eventi particolari accaduti in città in tempi lontani ed anche vicini a noi. 

Parecchie di esse si trovano alle pareti del Palazzo Comunale, alcune nel pronao del Teatro Selinus, altre sono affisse ai muri delle abitazioni in cui sono nati o hanno vissuto i personaggi di riferimento, o nei luoghi dove si è verificato l’evento che si vuol ricordare. 

Molte di queste targhe sono abbastanza conosciute e per capire lo scopo per il quale sono state poste basta leggerle. Altre, invece, sono poco note: o perché poste in luoghi poco frequentati o perché il messaggio che riportano non è del tutto chiaro. Quindi, tralasciando trattare delle prime – oltretutto in parte citate, commentate e, se il caso, tradotte nel volume La città palmosa –  ci occuperemo soltanto di quelle meno comuni ovvero, seppure citate, legate a questioni particolari su cui è necessario qualche chiarimento o l’aggiunta di qualche particolare.

Incominciamo con l’epigrafe tufacea posta sull’ ingresso al campanile della chiesa Madre per dire che essa è la più antica di Castelvetrano. Fu posta nel 1552 per ricordare il completamento del campanile, fatto eseguire da Carlo Aragona e Tagliavia, principe della Città.

La lapide sulla Porta Garibaldi è stata posta nel 1626. Ricorda la filiazione castelvetranese dai Selinuntini e la costruzione delle mura della città. L’8 settembre 1791 colpita da un fulmine crollò senza rompersi. Lo stesso fulmine uccise un ragazzo di tredici anni, tal Giuseppe Guasto, che si trovava nei pressi di essa. 

All’angolo sinistro tra la via V. Emanuele e La Via Gioberti, seminascosta da un groviglio di cavi telefonici ed elettrici, si trova una lapide con la scritta Cantone della Balata Liscia. Qui sorgeva la cosiddetta pietra del vituperio, dove si portavano gli insolventi che venivano pubblicamente umiliati, costringendoli a calare le brache e a strofinare il sedere su una grossa balata. Gli insolventi erano tanto numerosi che a causa del continuo strofinìo, si disse che la balata fosse divenuta liscia. 

Nel Museo civico si conserva una lapide che ricorda l’istituzione del primo Museo Selinuntino in Castelvetrano. Essa fu posta, per volontà del sindaco Francesco La Croce il 14 giugno 1874, presso il Convento di San Domenico che ospitava il museo.  Dopo la rimozione, per parecchi anni, stette in deposito, fra cianfrusaglie varie, presso l’autoparco comunale sito alle spalle del Convento dei cappuccini. Recentemente ritrovata è stata esposta presso il museo.

Nella via Mazzini, in prossimità dell’attuale numero civico 14, una grande lapide ricorda il luogo dove il 17 gennaio 1901 fu assassinato il sindaco di Castelvetrano Giuseppe Saporito Ricca. Tragico evento, concernente un sindaco, che si è ripetuto in anni recenti (13 agosto 1980), in altro luogo, con l’omicidio del dott. Vito Lipari.

Dentro un cortiletto della piazza Matteotti, numero civico 19, si trova, a destra di un arco, una piccola e semplice targa riportante la breve scritta CORTILE DELEGATO. Essa ricorda il luogo dove abitò, tra il 1903 ed il 1907, il Commissario di Castelvetrano (Delegato di Pubblica Sicurezza) Cesare Primo Mori, che negli anni successivi divenne il più acerrimo nemico della mafia siciliana, guadagnandosi il soprannome di Prefetto di Ferro. 

Lungo l’ex linea ferroviaria Castelvetrano-Partanna, a circa 2300 metri dalla stazione, in mezzo alla campagna, si trova una modesta stele recante la scritta: A – MARCO ROSAZZA – QUI SPENTO – IL XVII OTTOBRE MCMVIII – IN MEMORIA, che probabilmente reggeva un busto.  La stele ricorda l’uccisione dell’appaltatore per la costruzione di quel tratto di ferrovia.

Nel prospetto del Palazzo Pignatelli, lato P.zza Umberto I, sono affisse ben 5 lapidi. Una di esse ricorda la strage dell’8 maggio 1921 attribuita a squadre fasciste ed ai carabinieri.  Si contarono 10 morti e 50 feriti. Il tragico evento si situa nel clima violento di quegli anni, periodo in cui la violenza era praticata da tutti, anche dagli avversari dei fascisti. Basti ricordare cosa era successo appena due mesi prima (1 marzo 1921) ad Empoli ove i cittadini fomentati da esponenti del Partito Comunista d’Italia massacrarono 7 marinai ferrovieri disarmati e ferendone altri 18.

 Nella via Marinella, di fronte l’’ex SAICA, si trova un monumento-edicola in pietra calcarea posto nel 1941 dai militari del Genio Minatori. È dedicato a Santa Barbara, loro protettrice, e forse collocato in quel luogo perché poco più avanti dietro l’ex Vivaio Armato, durante il conflitto mondiale, era collocato un deposito di esplosivi. 

Nella via Alberto Mario, angolo via Gennaro Pardo, fino ad un anno fa, si trovava una targa che identificava i locali che fungevano da Stazione Antimalarica. Era stata posta nei primi anni 50’ quando la malaria mieteva ancora parecchie vittime. è stata rimossa di recente poiché il locale che la ospitava è stato demolito per far posto ad una nuova costruzione. I proprietari dell’edificio hanno promesso che alla fine dei lavori la targa sarà ricollocata.

Ce ne sarebbero altre da citare (quella a ricordo del soggiorno di Wolfango Goethe, quella sui Moti dei Fasci Siciliani del 1893, quelle dei Quattro quartieri ecc.). Per il momento ci limitiamo a quelle sopra elencate, ma ci ripromettiamo di riprendere l’argomento.

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