L’Inps interviene sul trattamento di fine rapporto: verrà pagato dopo due anni altro prevvedimento che prende forma a discapito dei dipendenti pubblici. Comunicato di Usi-Ricerca del 15 marzo 2012.

Con la circolare n. 37, diffusa dell’Inps è intervenuta per “applicare” la riforma delle pensioni varata dal governo Monti con la legge 214/2011.

Nel mirino dell’Inps, tra l’altro, il trattamento di fine rapporto o indennità di buonuscita che, secondo l’Inps, dal 1° gennaio 2012 non potrà essere liquidato e messo in pagamento prima di 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro. Ad essere esclusi e a fruire dei precedenti termini saranno i lavoratori che alla data del 31 dicembre 2011 hanno maturato il diritto a pensione.

Deroghe sono previste anche per le cessazioni dal servizio per inabilità o per decesso.


Coloro ai quali verrà liquidato un trattamento di fine rapporto avente un importo lordo superiore a 90 mila euro, continueranno a subire, per la parte eccedente, un ulteriore differimento di un anno. In pratica, otterranno il saldo dopo tre anni.

Si tratta di un provvedimento che colpisce ancora una volta duramente lavoratori e pensionandi.

Mentre la Banca Centrale Europea eroga agli Istituti bancari ingenti risorse – costituite mediante finanziamento da parte degli Stati membri – all’irrisorio tasso dell’1%, il governo Monti finanzia la spesa pubblica, non solo inasprendo imposte e tasse, ma trattenendo “indebitamente” per ben 24 mesi risorse accantonate dai lavoratori durante la loro attività dipendente.
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E come dice “Il mago delle fiabe” la sfiga continua. Aggiungerei che la corda prima o poi si rompe.

Ezio Alessio Gensini
per www.reset-italia.net

AUTORE.   Ezio Alessio Gensini