Durante il consiglio comunale di Castelvetrano dello scorso 30 gennaio, è stato approvato ad unanimità un atto di indirizzo per dire NO alle trivelle nel nostro territorio.
Venuti a conoscenza che la società Enel Longanesi Developments SRL (società posseduta da Enel Trade s.p.a.) ha avanzato richiesta alla Regione Siciliana per l’ottenimento di un permesso per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi sulla terra ferma, il massimo consenso civico di Castelvetrano ha deciso di esprimere il proprio dissenso al progetto denominato “Masseria Frisella”.
per le immagini si ringrazia Antonino Barbera
Il permesso di ricerca richiesto da Enel Longanesi Developments SRL (società posseduta da Enel Trade s.p.a.) è molto esteso: 68.166 chilometri quadrati. Interessa i comuni siciliani di Montevago, Santa Margherita Belice, (Agrigento), Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Contessa Entellina, Corleone, Monreale, Partinico, Piana degli Albanesi, Roccamena,San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo), Alcamo, Gibellina, Poggioreale e Salaparuta (Trapani).
Anche se l’area di Castelvetrano non sarebbe direttamente interessata il consiglio comunale di Castelvetrano ha deciso di opporsi al progetto rifiutando la logica del NIMBY, un acronimo che sta per Not In My Back Yard, ed indica un atteggiamento di rifiuto verso quelle opere pubbliche che si teme possano avere effetti negativi sull’ambiente. Chi segue la logica NIMBY, infatti, riconosce tali provvedimenti come necessari, ma non li vuole nel proprio territorio.
Con l’atto di indirizzo di oggi, Castelvetrano punta all’ambiente e alle tecnologie verdi.
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Sembra essere ritornati ai tempi dell'insediamento dello stabilimento Bertolino, in c/da Inchiapparo Mirabile, per il ricavo d'energia (come da normativa Ue) dalle biomasse o dalle coltivazioni alcoligene come, per esempio, alcune specie di sorgo o più di recente come la canna comune. Ora i politici locali con ENEL Longanesi, come fecero allora con la ditta Bertolino (per non rimanere spiazzati dal collega Nicola Asaro, se non vado errato allora coordinatore provinciale di Rifondazione Comunista, che per primo in quella ragione sociale vide un nemico da combattere) si contrappongono, in nome della tutela del territorio e dell'ambiente, alle nuove ricerche energetiche fossili. No! Grazie. Questi politici che si ricordano del territorio e dell'ambiente solo quando percepiscono che può innescarsi gazzarra (buona ai fini del consenso) su di un'ipresa dal nome eclatante, possono rappresentare loro stessi e chi si lascia trascinare dall'istinto. Il vero ambientalista, il naturalista radicato sul territorio, consci dell'educazione ambientale, sia del popolo siciliano che delle sue classi dirigenti, consci dello stato in cui versa il patrimonio naturale regionale (nonostante i parchi, le riserve e i miliardi spesi), consci dei rischi che possono cagionare le imprese più o meno inquinanti, più o meno insalubri, le trivelle, le draghe ed altro, non possono abboccare al richiamo delle sirene. Chiedo al Preside Fiordaliso di organizzare, presso l'Istituto che dirige, una conferenza sulla nuova ricerca di idrocarburi nel nostro territorio, in modo da potere esporre la qustione disinteressatamente, senza veli.
la bertolino voleva insediarsi a campobello di mazara e se ricordo male ciò provoco'la rivolta del paese e la denuncia e la destituzione del sindaco stallone..e castelvetrano non mosse un dito..come per i bidoni del belvedere e le lattine greche...
@ enzo sciabica mi scusi, con tutto rispetto, credo che non bisogna essere ambientalisti o naturalisti puri per comprendere che le trivelle nella valle del Belìce non c'entrano nulla. Basta riflettere sulle conseguenze. Quanto alla classe politica, sarebbe veramente il momento che abbandonasse l'idea di adorare il dio denaro e di pensare a come imbrogliare il popolo e cominciasse a mettere in atto tutte quelle politiche risparmiose (soldi spesi per nessuna utilità pubblica, ma per il loro tornaconto privato) in modo tale da lasciare ai cittadini volenterosi dei soldini da investire in attività pulite. La Sicilia è una regione a statuto speciale, è ora di applicarlo sul serio. Che vadano a cercare gli idrocarburi in continente, anzi no, che cominicino a sviluppare energie pulite. Forse meno redditizie, ma forse capaci di salvare l'ambiente.
Accolgo con vivo piacere la richiesta del dr. Sciabica di organizzare un convegno per affrontare bene la tematica, coinvolgendo anche gli studenti.
Mi auguro che possano intervenire anche degli esperti in materia di impatto ambientale.
@francesco fiordaliso:: mi risulta che il sig. Sciabica si firmi "rag.", non "dr.", ma posso sbagliarmi..
Grazie, Signor Preside.
Care Anna e Loredana, colgo i Vs. commenti per evocare e chiarire, intanto, i fatti (veri, in buona parte storici, visto che sono contenuti in documenti inoppugnabili anche in mio possesso)riconducibili all'insediamento della ditta Bertolino nel mazarese. Fatti che, allo stato attuale della gestione della cosa pubblica, mi inducono, mio malgrado, a dialogare più con gli impresari disponibili che non con i politici che gestiscono o aspirano a gestire la cosa pubblica. E' vero che la ditta Bertolino, pur disponendo di 150 ettari di terreno in c/da Inchiapparo Mirabile di Mazara del Vallo (a circa 10 Km. dalla Città, terreno già bonificato da altre imprese del marsalese, senza controllo alcuno nonostante ricadesse nel SIC, sciare di Marsala, ormai quasi cancellate per fare posto soprattutto alle coltivazioni in serra e fino a poco tempo addietro al bromuro di metile, oggi bandito), per potere impiantare lo stabilimento per la produzione di energia (verde, come da Direttive Ue) dalle biomasse o dalle colture alcoligene, come per esempio alcune varietà di sorgo, fu indotta ad acquistare altro terreno (circa 70 ha in totale) nella piana di S. Nicola di Mazara, tra Campobello e Mazara del Vallo. In quella località, infatti, sarebbe risultata più gradita (godeva anche del sostegno di tecnici di Castelvetrano). Località che, a volere prescindere dalla vicinanza ai due Comuni, accoglie gli ultimi mosaici della "Sciara Costiera di Mazara", già SIC e(grazie alle battaglie personali del 2005) ZPS ITA010031, le Cave di Cusa con il Pantano Leone, la RNI L. Preola e G. Tondi. Vista l'inerzia degli amministratori pubblici locali e dell'ARTA, mentre un "politicante" di Mazara del Vallo, per primo in assoluto, dava il via alla protesta contro la "Bertolino", nella stessa Città marinara ci fu chi (senza fare baccano) si rivolse alla Commissione competente dell'Ue e al Ministero dell'Ambiente per fare notare l'incompatibilità di quello stabilimento (anche se tecnologicamente avanzato, basta leggere il progetto Simonini per capirlo) in quel posto, ben noto a livello internazionale per le sue qualità naturali e culturali. La ditta, senza che nessuno se ne fosse accorto, aveva iniziato pure ad investire per dotare l'area dei servizi necessari, ma ciò nonostante dovette rinunciare ad insediarsi in quel luogo, vicino a CAMPOBELLO e a MAZARA DEL VALLO, per ritornare nei 150 ha di c/da Inchiapparo Mirabile. Cosa che, però, non ha placato la protesta di massa anche se il progetto prevedeva un consumo d'acqua inferiore a quello del "pescheto" precedentemente impiantato nello stesso terreno, il riciclaggio dell'acqua nel corso del ciclo produttivo e il rispetto delle norme ambientali. Cose che avrebbero dovuto indurre a delle riflessioni, specie se si pensa che proprio sotto il profilo ambientale, la ditta si era impegnata (è tutto scritto) con il Ministero dell'Ambiente a mettere a disposizione 100 dei 150 ettari di terreno per ripristinare e riqualificare l'originario habitat (sciara - arbusteti mediterranei - gariga). Poi, per il decorrere dei termini, il competente Ministero ha stornato il finanziamento pubblico, pregiudicando la riqualificazione ambientale e il decollo di un reale sviluppo economico in un'area già devastata da chi è stato lasciato fare, senza controllo alcuno, ma porta voti ai nostri politici che, una volta al potere, non perdono occasione per dire (a chi è fuori da un certo giro) che non hanno soldi per la tutela e la cura del patrimonio naturale. A queste condizioni, può essere dimostrato che ci sono, invece, impresari disponibili ad ivestire anche per l'ambiente per cui, prima di dire no, bisognerebbe confrontarsi (possibilmente senza intermediari), capire e valutare se valga la pena dialogare. L'area più ad occidente di quella oggetto del programma della Enel Longanesi è stata già, più volte, esplorata (non so se, per esempio, qualcuno si ricorda dei pozzi di c/da Lippone, dove hanno lavorato mazaresi, oggi in pensione) e non mi sembra che ci sia stato l'attuale fermento. Il fermento dovrà, eventualmente, svilupparsi dopo che Studenti ed Enel Longanesi si saranno confrontati nel corso del convegno offerto dal Preside Fiordaliso.
@ gentile Enzo Sciabica, la sua lunga spiegazione non mi fa comprendere da che parte Lei si colloca. Personalmente credo, e mi ripeto, che le trivellazioni non sono cosa buona per la Sicilia. Non credo al confronto tra Enel Longanesi e gli altri soggetti in quanto, ovviamente i primi hanno tutto l'interesse a "vendere il loro prodotto" che mal si concilia con le caratteristiche di territorio ambiente storia paesaggio rischio sismico inquinamento e scempio della bellissima terra che lei ha la fortuna di vivere. Mi spiace, ma in questo caso non si può avere una posizione grigia, o è bianco o è nero. Cordialità
Loredana, non sa quanto ho apprezzato il suo commento del 31/1 che si rifà al pensiero del più grande rivoluzionario dell'era moderna. Non comprendo, però, come non abbia percepito la portata dei miei precedenti commenti che, alla luce dei tempi in cui viviamo e, dopo i danni che sono stati inferti al territorio oggetto della ricerca petrolifera (i pesci morti nel Belice sono importanti bioindicatori), mi sembrano alla portata di tutti. Lasci perdere la semplificazione "bianco o nero" perchè se è vero che istintivamente le direi che, come Lei, sono contrario alle trivellazioni, è altrettanto vero che la ragione, con la conoscenza e la competenza (in materia ambientale), m'impone di non mettere in secondo piano il fatto che dal 1992 le Nazioni del Mondo si sono accordate per porre un freno allo sfruttamento delle risorse naturali, per mitigare l'inquinamento e per arrestare la perdita di biodiversità. A livello europeo è stato deciso, pertanto, che ogni Stato membro deve destinare fino al 20% circa del proprio territorio alla conservazione naturale. L'Italia dal 1997, almeno sulla carta, si è adeguata (legiferando) a questa direttiva, aggiungendo altri biotopi alle sue aree naturali già protette. Dopo tanto, come la penso io sulle trivelle CHE AGISCONO FUORI DEL 20% DEL TERRITORIO SOTTOPOSTO A SALVAGUARDIA AMBIENTALE, conta veramente poco, anche perchè so per quali aree semi e subnaturali (la maturalità piena non esiste più) vale la pena impegnarsi fino in fondo. Tenendo conto che le trivelle non sono centrali nucleari o impianti per la raffinazione del greggio, che non occupano (una volta impiantate) ettari ed ettari di terreno, come per esempio la vite (oltre alle eccedenze che affliggono l'economia, rende il terreno "asettico", definizione usata da illustri naturalisti) o, per esempio le fattorie eoliche o solari (chieda agli amministratori comunali come abbiano potuto permettere il seppellimento della zona umida di Dagala Fonda, al limite nidifica anche la Cicogna bianca, dai pannelli solari) ; tenendo conto che l'area oggetto della ricerca EVITA i SIC circostanti, interessando minimamente una parte (per la quale può essere chiesto l'allontanamento) di uno di essi; tenendo conto che l'impresa deve adottare misure di mitigazione e di eventuale compensazione (vale anche per le aree vicine a quelle protette) dell'impatto, prima di dire di no, bisogna attentamente, come vuole la legge, valutare, sotto il controllo diretto della popolazione che può costituirsi in comitati, associazioni che, però, stiano sempre a vigilare presso i competenti Assessorati regionali. Lei è libera di non credere ai confronti, ma io, se l'ENEL Longanesi parteciperà al convegno che organizzerà il Preside, ne saprò di più per potere valutare meglio. Non mi faccia parlare "della bellissima terra che ho la fortuna di vivere", ma che continua (nonostante l'impegno personale) ad essere deturpata anche nelle "riserve naturali", ovvero sin dentro quel 20% di territorio che, sulla carta e a chiacchiere risulta preservato. Nell'economia di mercato, in assenza di controlli, come avviene da noi, dove tra l'altro l'interesse individuale, mi sembra che l'abbia vinta sull'interesse collettivo, è normale che "l'interesse a vendere il proprio prodotto" sia preminente, sta al compratore non lasciarsi ingannare dalla propaganda (abbasso le tasse prima delle elezioni) e dai difetti che può celare il prodotto da acquistare. L'equilibrio, la conoscenza, l'unione ed il confronto (contrariamente a quanto è accaduto, per esempio, con il fotovoltaico di Dagala Fonda) possono mettere in crisi i mercanti. Per venire al suo indimenticabile affondo sul "dio denaro", non posso fare a meno di citare la famosa frase (1963) del leggendario rivoluzionario: "Lottiamo contro la miseria, ma lottiamo, al tempo stesso, contro l'alienazione.... Eliminare l'interesse, il fattore "interesse individuale" e il LUCRO dalle motivazioni psicologiche". Mi sarò dilungato, ma non ci faccia caso anche perchè tutte le volte che scrivo alla Commissione Ambiente dell'Ue, di solito, contrariamente al ns. Assessorato regionale
Territorio e Ambiente (per la verità sembra che stia cambiando tendenza), mi risponde con note di due ed anche tre pagine.