[di Antonio Pizzo, GdS] Nel maxi-processo “Indelicato Francesco + 35” (presunta truffa ai danni dell’Inps sul fronte delle indennità di disoccupazione erogate nel settore dell’allevamento degli animali) è stato condannato, ad un anno e 8 mesi di reclusione, solo l’imprenditore campobellese Vincenzo Indelicato.

Ma per il reato tributario di «indebita compensazione». E cioè, per aver utilizzato “in compensazione”, ai fini del pagamento delle tasse, “crediti non spettanti”. Quest’accusa (ma non la truffa) era mossa anche a Francesco Indelicato, padre di Vincenzo, ma l’uomo nel frattempo è deceduto. Quindi, “non doversi procedere” per morte dell’imputato. Assolta, invece, la moglie di Vincenzo Indelicato, Francesca Montalto. A difendere la coppia, per la quale il pm Maria Rita Signorato aveva chiesto la condanna a un anno e 9 mesi, è stato l’avvocato Giuseppe Pantaleo.

Ad emettere la sentenza, è stato il giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte, che ha assolto (“perché il fatto non sussiste”) dall’accusa di truffa all’Inps tutti i lavoratori alla sbarra: Giuseppe Bellitti, Vito Dara, Nicola Di Stefano, Maria Baudanza, Maria Ardagna, Ioana Maria Repede, Nadia Bellitti, Maria Di Stefano, Rosa Leone, Antonino Incerto Asta, Giuseppina Marchese, Rosaria Genna, Vito Margiotta, Michele Carlino, Francesco Accardo, Giacomo Fundarò, Francesco Italia, Gioacchino Marchese, Cataldo Pisciotta, Salvatore Galluffo, Gioacchino Giovanni Giobbe, Stefano Garifo, Eleonora Ingoglia Benedetto, Antonino Mangialomini, Maria Giovanna Arcoleo, Laura Patrizia Bua, Angelo Sciortino, Francesca Scirè, Tommaso Calandro, Claudio Gullo, Maria Caradonna, Giovanni Gregorio e Maurizio Stallone.

Tutti residenti tra Campobello di Mazara, Castelvetrano, Partanna Salemi e altri centri del Belicino. Ad invocare la loro assoluzione dalle accuse di truffa all’Inps e falso ideologico era stato lo stesso pm Signorato, evidenziando che non è stata raggiunta la prova. Dopo la sentenza, hanno espresso la loro “soddisfazione” gli avvocati difensori Ignazio Cardinale (con sei imputati assistiti) e Giuseppe Accardo, che hanno dichiarato: “L’assoluzione è stata sentenziata con la formula ‘perché il fatto non sussiste’.

E’ stata dimostrata la totale estraneità ai fatti dei nostri assistiti come da richiesta dello stesso pm”. Gli altri difensori sono stati Anna Ferro, Massimo e Matilde Mattozzi, Giuseppe Antonio Incandela, Vito Di Graziano, Leonardo Costa, Lorenzo Rizzuto, Filippo e Antonino Inzirillo, Innocenzo Barbera, Francesco Giuseppe Crimi, Margherita Gaudino, Maria Luisa Petruzzo. L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza di Mazara e Castelvetrano, fu avviata a seguito di controlli incrociati tra Inps e Agenzie delle Entrate dai quali, secondo l’iniziale accusa, era emerso che un’azienda agricola di Campobello di Mazara operante nel settore dell’allevamento animali, tra il 2011 e il 2012, a fronte di un fatturato molto basso, aveva numerosi dipendenti. Interrogati, alcuni di questi avrebbero ammesso che in realtà avevano incassato indennità di disoccupazione. Un imputato patteggiò la pena in fase di udienza preliminare e qualche altro, pare, abbia poi restituito le somme percepite. Per due nordafricani, risultati irreperibili, la posizione è stata stralciata. Inizialmente, infatti, gli indagati erano 39.

di Antonio Pizzo
per Giornale di Sicilia

AUTORE.