Una solitudine vissuta sulla pelle: «In molti mi hanno allontanato, altri ancora non sono più venuti al maneggio». Giuseppe Cimarosa, nel giorno dell’anniversario della morte del padre Lorenzo, deceduto due anni fa per un tumore, fa trasparire la sua amarezza per ciò che ha vissuto già da quando il padre ammalato e dal carcere aveva deciso di collaborare coi magistrati. Quella scelta tanto desiderata da anni da Giuseppe (ma anche dalla moglie Rosa Filardo e dall’altro figlio Michele), e finalmente arrivata, rendendolo per la prima volta orgoglioso del padre, è sembrata quasi come una cambiale da pagare, in termini soprattutto sociali e di relazioni.
Oggi che la famiglia ricorda Lorenzo Cimarosa (una messa verrà celebrata da don Rino Randazzo alle ore 18,30 presso la parrocchia Maria Ss. Annunziata in Castelvetrano) Giuseppe confessa la sua rabbia: «Credevo che la scelta di mio padre di collaborare con la giustizia fosse stata apprezzata da molti cittadini e, invece, mi sono ritrovato da solo con mia madre e mio fratello. C’è chi, con un pretesto, è andato via dai corsi di equitazione, altri ancora hanno deciso di non parlarmi più. E c’è stata pure qualche associazione antimafia che in un primo momento era diffidente, poi ha cambiato direzione».

Giuseppe Cimarosa
Chissà se per paura, «ma quanto è successo è un dato che dovrebbe fare riflettere in moltissimi». Oggi Giuseppe continua a vivere nella villa del papà insieme alla mamma, al fratello Michele e alla nonna materna Rosa, sorella della madre del superlatitante Matteo Messina Denaro. C’è questa parentela che pesa nella sua famiglia, anche se sua madre, Rosa Filardo, dopo la scelta del marito di collaborare con la giustizia, ha troncato i rapporti col fratello Giovanni e con le cugine, le sorelle del superlatitante.
Un parente che Giuseppe Cimarosa, pubblicamente, ha ripudiato pure non avendolo mai conosciuto. «In una battaglia per la legalità vorrei a fianco a me tutta la gente onesta. Il mio non può e non deve essere un cammino solitario. Credo che in Sicilia un cambiamento sia possibile. Io non ci credevo ma mio padre ha deciso di stare coi magistrati. Io sto dalla parte della legalità. Mi aspetto che tanti altri, insieme a me, decidano coi fatti di condividere concretamente un percorso per una Sicilia bellissima…».

Lorenzo Cimarosa
Giuseppe Cimarosa ha scelto di restare a Castelvetrano e dedicarsi alla sua più grande passione: i cavalli e il teatro equestre. Lui e la sua famiglia hanno rinunciato al programma di protezione. «C’è ancora chi, a livello locale, mi punta il dito contro, criticando la mia scelta di ribellione e anche giudicando il momento in cui è avvenuta la collaborazione di mio padre. A queste persone rispondo col mio impegno quotidiano in quello che faccio, compresi gli incontri con alcuni giovani grazie a “Libera”, perché sono convinto che la cosa più importante e utile che posso dare sia la mia testimonianza nei loro confronti. Da persone non della mia città ho ricevuto tanti attestati di stima e vicinanza, dalla maggior parte dei castelvetranesi, dai quali mi sarei aspettato più solidarietà e affetto, è arrivato, invece, odio e ancora peggio indifferenza».
AUTORE. Max Firreri