La sfida per la ripresa economica passa dunque, a nostro avviso, per le CITTA’ attraverso l’incentivazione di politiche a sostegno del welfare urbano [ es.: Programmi di Riqualificazione Urbana di cui alla legge n° 179 del 1992 ] supportato da coraggiose e forti strategie atte a porre un freno all’espansione e al fenomeno del consumo dei suoli.
Infatti, la riduzione delle espansioni urbane permetterebbe un riequilibrio dei bilanci comunali;
sono state spese ingenti somme di denaro per inseguire i FRAMMENTI delle espansioni recentemente nate come per esempio, la nuova sede municipale di contrada Giallonghi costata circa 8 milioni di euro oltre agli oneri, sempre posti a carico della collettività, per la realizzazione di strade ed infrastrutture in parte ancora in corso di completamento.
E’ giunta l’ora di rimboccarsi le maniche ……… e mettere in campo strategie e risorse “compatibili” con le reali e vere esigenze locali e dell’intero territorio.
Ogni altra manifestata forma di INDIFFERENZA o di SPETTACOLARIZZAZIONE della Politica potrebbe sempre più determinare “Fratture sociali e desertificazione territoriale” con conseguente depauperamento dell’intero sistema economico.
arch. Tommaso Bertolino
Il consigliere 1° firmatario
sono d’accordissimo con Bertolino, inoltre aggiungo che a mio parere per far ripopolare il centro storico ci vorrebbero degli aiuti Europei o Nazionali quel che si voglia per far modo che tutte quelle case inabitate si possano ristrutturare e non far cadere a pezzi come è successo pochi giorni fà in via Mannone con la demolizione d’urgenza, così facendo si incentiverebbero i proprietari di queste case e sono sicuro che la tendenza di cercare casa nelle periferie degli ultimi decenni si possa fermare rivalutando il centro storico della nostra città
Concordo pienamente con l’arch. Bertolino, volevo rassicurarlo che prima delle elezioni erano stati annunziate valanghe di milionate con i consorzi fatti fare ai negozianti artefice l’attuale sindaco debbo dire che ora sembrano evaporate!!!!
Sempre di piu nelll’Italia virtuosa, piccole citta’ come Castelvetrano, dotate di un passato da raccontare e rivivere, dotate di un patrimonio immobiliare fatto di costruzioni di pregio, troppo spesso abbandonate, hanno scoperto nuove fonti di reddito e, quindi, posti di lavoro e recupero ambientale, dal ritorno a nuova vita del “centro storico”. Senza andare lontano, si pensi al fenomeno che ha caratterizzato, in questo senso, tutto il territorio a cavallo delle province di Ragusa e Siracusa. Si osservi cosa sta facendo a Favara un privato, il notaio Andrea Bartoli e a Sambuca, un grosso imprenditore alberghiero con la costruzione del primo “hotel diffuso” della Sicilia. Non sto qui a dire quanti danni al centro storico di Castelvetrano sono stati perpetrati dall’insensata, anacronistica, anticulturale e speculativa azione centrifuga. La critica e’ improduttiva quando non smuove le coscienze. E nella nostra citta’ muovere le coscienze e’ molto difficile. Meglio impiegare il tempo al “fare” e dare esempi emulabili di buona volonta’. Molti sono i lavori pubblici in atto e molti, per fortuna, sono gia’ orientati a migliorare la vivibilita’ del centro storico. L’abbattimento degli immobili cadenti e’ facile, oltre che imposto da motivi di sicurezza. Ma si dovrebbe fare di piu’; e non credo sia soltanto un problema di risorse. Chi ha titolo per agire (non solo amministratori ma anche tecnici colti e sensibili) agisca. Credo sia opportuno raccogliere idee e proposte ed elaborare un piano organico che permetta alle istituzioni pubbliche ed ai privati di muoversi su linee guida comuni, che travalichino anche le resistenze di chi non ha interesse ad agevolare l’unica vera possibilita’ di crescita della nostra comunita’.