Quando me lo dicevano, credevo che esagerassero. Ero stato a Fatima, a Medjugorie, a Loreto, in tanti altri santuari, ricavandone buoni frutti in termini di crescita interiore; ma alla fine devo riconoscere che il viaggio in Terra Santa, quello presso i principali luoghi della fede – Nazareth, Cana di Galilea, Monte Tabor, Lago di Tiberiade, Monte della Beatitudini, Cafarnao, Gerico, Mar Morto, Betlemme, Gerusalemme – è stato davvero un itinerario mistagogico, un cammino di iniziazione cristiana cadenzato da intense esperienze spirituali, che davvero può cambiare l’esistenza.
Nei luoghi in cui la vita divina si è manifestata e la vita umana ha trovato senso e compimento, è dato ancora di esperimentare l’attualità, la potenza e la vicinanza di Dio e della sua Parola. In Terra Santa, i nostri sensi spirituali sono guariti: Dio si può vedere, sentire, toccare, gustare; le nostre menti sono liberate da false idee e idolatrie che rendono Dio lontano, accessorio, inconoscibile; i nostri cuori vedono riflessi nei tormenti delle religioni e delle genti presenti, le tensioni di pace che sono nell’animo umano.
Quale emozione a Nazareth dove la Vergine ha detto il suo sì, e a Betlem, chini su quella stella argentea, dove l’Eterno è entrato nella storia, dove la Parola si è fatta carne, dove la salvezza è stata annunciata agli ultimi, agli esclusi, ai reietti della terra!
E poi, Gerusalemme, Al Quds! la città dei mille contrasti, la città tre volte santa, un luogo che ti prende e non ti lascia più: divisa in quattro quartieri, qui c’è tutto il peso della storia: ci sono gli ebrei ortodossi, quelli laici, gli armeni, i musulmani, gli arabi cristiani; un luogo magico, con la cupola d’oro della grande moschea della roccia che riflette il rosa delle pietre, e quella chiesa, che nella sua caoticità, rispecchia tutte le contraddizioni dei cristiani, il Sepolcro di Cristo, il luogo verso cui, nel dispiegarsi dei secoli, milioni di pellegrini hanno camminato, per cui tanto sangue è stato versato, governato da uno “status quo” che rende tutto, anche il minimo restauro, lento e difficile. Nella basilica, nel giro di qualche passo, si ripercorrono le vicende dei pochi giorni della Passione di Cristo: per pregare sulla pietra del Sepolcro – e noi abbiamo avuto il privilegio di celebrarvi una messa all’alba – si deve entrare nell’edicola all’interno della chiesa; mentre salendo dei ripidi gradini ti trovi sul Calvario, al cospetto della pietra dove venne conficcata la croce. E tra la pesantezza delle decorazioni, noi fedeli non possiamo far altro che pregare e sfiorare le pietre.
Sì, un viaggio in Terra Santa migliora la vita, moltiplica la gioia di esistere, dà un avvenire di speranza e ci fa dire con convinzione, come gli Ebrei nel giorno di Pasqua: il prossimo anno a Gerusalemme!
AUTORE. Francesco Saverio Calcara
Se ti dimentico, o Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; si attacchi la mia lingua al mio palato se non ti ricorderò. (Salmo 137, 5-6)
Sono stato a Gerusalemme in pellegrinaggio nel 1980 con l’Unitalsi, sotto laguida di mons. Paoletti. Condivido, quindi, per averle vissute in prima persona le riflessioni del prof. Francesco Calcara.
Bè davvero emozionante, ma il vero cammino è quello di ogni giorno, in cui sapere regalare un sorriso e qualche speranza ai più bisognosi ti può dare tanto, ma tanto di più!
Il vero Dio, il tuo Dio, è quello che incontri ogni giorno, e hai paura di guardarLo negli occhi.
vitop
Dubito che un viaggio a Gerusalemme possa rendere la nostra esistenza più gioiosa,visti i grossi problemi che il mondo sta attraversando!!!!
Un viaggio in un luogo sacro non cambia la realtà attorno a te, bensi ti propone di iniziare a cambiare te stesso, e talvolta il viaggio comincia davvero.
Nostro Signore può essere tuo compagno di viaggio,se lo accetti, il resto deve essere opera tua, liberamente.
cmq a parer mio modesto,partire già con il presupposto dell’atmosfera divina è un modo intelligente per enfatizzare ancor di più quella massa di suggestione che viene a crearsi in dei fedeli che per bramosia e per vanità di fede hanno reso questi luoghi sacri fino al fanatismo e continuano ad affermare visioni,apparizioni,aria imbevuta di divino,ora basta.E’ veramente assurdo far credere alla massa tutto questo,ma è colpa loro,questo insieme al grande fratello alla corrida,ai visitors all’uomo che camminava sull’acqua è fondamentalmente cio’ che il popolo vuole.
Uno spot pubblicitario molto accattivante per la terra santa. Ottima prosa scorrevole e suggestiva. Ma al di la di questo,sembra di intravedere tutta la retorica che accompagna di solito questo genere di viaggi, dove le sensazioni descritte, sembrano essere sospese tra il visionario e una realta’ distorta da una forma di schizofrenia culturale che vuole ad ogni costo, una catarsi necessaria per la nostra vita. Un esercizio intellettuale tutto teso a dimostrare quanto “cuore” affiori nella frequentazione di questi posti universalmente riconosciuti centri della fede, dimenticando quanto bisogno c’e’ di fratellanza e solidarieta’dietro l’angolo di casa nostra. Rispetto chi ha vera fede e attraversa il mondo per evangelizzare, e anche chi non ne ha ma, ogni giorno LAICAMENTE, si trova vicino a chi soffre e necessita di aiuto concreto.
Non metterei mai piede in uno stato razzista come Israele.