A chiedere aiuto per il padre, che avrebbe “un decadimento psicologico che non gli consente di curarsi per il tumore alla prostata”, è Angelo Provenzano, 34 anni, figlio del capo di Cosa nostra, Bernardo Provenzano.
Il figlio parla di un “mito” legato a suo padre e insinua velatamente deviazioni dello Stato nella vicenda della cattura del papà: «Ho studiato la strage di Portella della Ginestra.
Per 50 anni si è parlato del bandito Giuliano. Ora, forse, si scopre che agì un gruppo di granatieri dell’ Esercito italiano.
Dina Lauricella, la giornalista che lo ha intervistato, chiede cosa siano per lui Falcone e Borsellino. “Due vittime”, è la risposta. “Della Mafia”, incalza la giornalista. “Della violenza in generale”, dice Provenzano mentre sostiene il proprio sguardo impietoso. Si rischia di scomodare i più facili stereotipi legati alla cultura siciliana, ma di fatto in questa intervista c’è più in quello che non si dice, che si lascia sotteso, rispetto a quello esplicitamente dichiarato.
Se non fosse stato latitante per 43 anni, molto probabilmente avrebbe preso qualche ergastolo in meno. Se fosse stato catturato forse io non sarei nemmeno nato. Io ho 16 anni della mia vita passati da latitante. Solo per essere nato col cognome Provenzano. Se qualcuno mi dice che questi 16 anni li debbo a mio padre io rispondo forse sì, forse no. Forse sì perché lui si poteva costituire. Forse no perché se fosse stato arrestato prima, se lo Stato funzionava bene, io non mi facevo la latitanza… Questi 16 anni li devo solo a mio padre? Forse sì, forse no…
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Bella faccia tosta quella di Provenzano jr! Il tizio si è dimostrato nell'intervista degno figlio di suo padre, se non più pericoloso nel dire e nel non dire, nell'esprimere velate minacce, nel non volere riconoscere la mafia come artefice primaria dei delitti Fakcone e Borsellino. Piuttosto che pensare al decadimento psicologico del padre, perchè non pensa a quello dei numerosi familiari delle vittime della mafia? Perchè non pensa al povero Giuseppe Di Matteo, tenuto per anni prigioniero e poi sciolto nell'acido? Provenzano, come tutti i mafiosi, deve provare il carcere duro, soffrire anche fisicamente per il male che ha fatto. Mi rifiuto di definire i mafiosi persone o cittadini! Non chiedo la pena di morte per loro perchè non l'accetto come cristiano e come persona civile, ma non sono d'accordo a concedereloro alcun beneficio carcerario. Anzi, auspico che vengano ripristinati carceri duri come Pianosa.
Condivido il commento del preside prof. Fiordaliso.
Aggiungo che, secondo me, dare un pulpito da cui il figlio di un mafioso al 41 bis possa lanciare messaggi mutuati dal padre fa venire meno, almeno temporaneamente, tale pena. E questo prestarsi a questo secondo me è molto grave.
caro provenzano junior hai visto di che vigliaccata sono capati di fare persone, purtroppo miei compaesani vincini idealmente al messina denaro matteo, che tu sicuramente non conosci ma che ti sono ugualmente vicini e solidali per il solo di rappresentare per loro un simbolo ed un punto di riferimento in quanto figlio del loro "capo". Sei pregato di ritornare in Tv per prendere le distanze su quanto accaduto per dissociartene nel modo più assoluto ed incondizionato, noi castelvetranesi onesti attendiamo questo gesto, grazie.