Visita al cantiere di restauro del Tempio C di Selinunte

Salvalarte Belice è giunta alla sua quarta edizione. Anche quest’anno la campagna di Legambiente ha come obiettivo quello di far conoscere e valorizzare il territorio, cercare e promuovere risorse culturali, naturali e paesaggistiche inedite, denunciare il degrado in cui continua a restare buona parte del patrimonio culturale della Valle del Belice. Quest’anno la manifestazione si svolgerà fino al 5 giugno attraverso diverse attività: visite guidate, convegni, dibattiti.

La prima iniziativa di Salvalarte Belice 2011 riguarda un importante successo della campagna:

il restauro del Tempio C di Selinunte.

“Nel giugno 2010 – sottolinea Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia – avevamo provocatoriamente consegnato all’ assessore regionale ai Beni culturali un “perfetto falso decreto” in cui si chiedeva di vincolare architettonicamente l’inutile impalcatura che, da dieci anni, circondava il Tempio C di Selinunte, deturpando l’immagine della più grande area archeologica europea. In seguito alle nostre provocazioni, sono stati, finalmente trovati i fondi (una somma urgenza del Dipartimento regionale della Protezione civile) per togliere l’impalcatura”.

Domani, quindi, giovedì 26 maggio, alle ore 11.00, avrà luogo la visita al cantiere di restauro del Tempio di C del Parco archeologico di Selinunte.

Partecipano:

Sebastiano Missineo: assessore regionale ai Beni Cultuali ed all’Identita siciliana;

Gianfranco Zanna , responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia;

Gesualdo Campo: dirigente generale del dipartimento regionale ai Beni Cultuali ed all’Identita siciliana;

Pietro Lo Monaco: dirigente generale del dipartimento regionale della Protezione civile;

Caterina Greco: direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Tusa;

Gianni Pompeo: sindaco di Castelvetrano.

Nel pomeriggio a Castelvetrano, alle ore ore 17, iniziativa per salvare il Mulino Paratore sul fiume Modione. Appuntamento alla Chiesa di San Giovanni.

Partecipano:

Gianni Pompeo Sindaco  di Castelvetrano

Don Giuseppe Undari della Parrocchia di San Giovanni;

rappresentanti dell’Associazione Salviamo i Mulini,

Stefano Cascio autore del libro ” Dei Mulini e delle Gabelle”

Il Mulino Paratore

Particolare testimonianza di architettura industriale, presente ai margini del corso fluviale,   sono stati i 14 mulini ad acqua con molitura a pietra che per secoli a iniziare dalle comunità musulmane (ricordo il toponimo del mulino GUIRBI)  hanno consentito la molitura dei grani autoctoni  che ancora oggi ci restituiscono il nostro prodotto enogastronomico di eccellenza il pane nero di Castelvetrano.

Tra i mulini presenti a Castelvetrano,  oggi quasi tutti allo stato di rudere ed in ogni caso abbandonati all’incuria, il Paratore risulta essere il più conservato strutturalmente, oggetto di interesse di vandali che hanno rovinato le poche cose rimaste.

Dal toponimo si intuisce che il mulino in origine era usato per la lavorazione dei tessuti e quindi poi riadattato a struttura molitoria.

Il Mulino si raggiunge da piccola strada a destra della SS.115 in prossimità della zona commerciale, all’interno al piano terra separato da un arco si conserva discretamente l’angolo molitorio privo della mola superiore e della tramoggia.

L’edificio, a due piani, è stato usato usato negli ultimi anni dalla parrocchia di San Giovanni che ne detiene la proprietà, conserva ancora oggi le parti strutturali caratteristiche di questi mulini, la botte ed il canale di presa sul fiume a circa 400 m., sito in un tratto del fiume integro per nautura e geologia alle base di  un costone roccioso.

Ancora oggi un luogo invidiabile escluso da  ogni contatto con la vita della città, fino a qualche  anno fa la parrocchia lo usava per attività ricreative ed ambientali rivolte ai ragazzi,ma anche a gruppi scout della provincia e a quanti decidevano di trascorrere un giorno al mulino.

Adesso l’emergenza,  la parrocchia si rende disponibile ad affidare anche ai privati la gestione del mulino al fine di mantenerlo, ma soprattutto a restituire alla città la testimonianza di un uso virtuoso dell’energia dell’acqua usata  per secoli fino all’impiego delle macchine industriali.

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  • Ma cosa c'è da commentare, se non chiedersi dove sono state tutte queste persone che oggi partecipano all'evento, che noi stipendiamo e manteniamo nelle loro stanze dorate e che non perdono occasione di mettersi in mostra, ma che "gattopardianamente" lasceranno tutto fermo ed immutato.

    Mandiamoli a casa con ignominia, ecambiamo la nostra classe dirigente... o è troppo tardi?

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